“Se lo si può considerare come un seguito di La sfida del samurai (identico protagonista, che anche se invecchiato di dieci anni non ha perso il vezzo del doppiogioco), Sanjuro è stato realizzato con uno spirito totalmente diverso. Se il primo era un sarcastico e violento pamphlet contro la violenza, il seguito è una raffinata, incantevole favola ironica sui pericoli della violenza, e al tempo stesso un film di iniziazione. […] Anche quando fa un film ‘in due puntate’ Kurosawa non si ripete mai”. (Aldo Tassone)