Amir Naderi, tra sogno e realtà

È uno dei maestri della nouvelle vague iraniana. Amir Naderi esordisce come regista nei primi anni Settanta con alcuni drammi urbani e polizieschi che gli danno subito notorietà ma che lo lasciano artisticamente insoddisfatto. Segue un periodo estremamente creativo presso Kanoon, l’istituto iraniano per la produzione di beni culturali per bambini e ragazzi, dove condivide l’ufficio con Abbas Kiarostami. Racconta storie impressionistiche di repressione e ribellione, quasi sempre ispirate alla sua vita nel sud dell’Iran, rifuggendo dalle narrazioni convenzionali in favore di una forma innovativa basata sulla ripetizione e sul movimento. Il riconoscimento internazionale per il suo capolavoro autobiografico, Il corridore – The Runner, dà avvio, tra anni Ottanta e Novanta, a una stagione di grande successo per il cinema iraniano. A fine anni Ottanta, decide di lasciare il suo paese e si trasferisce a New York, città a cui dedica una trilogia. Da allora, spostandosi anche in Giappone (dove gira il suo film più cinefilo) e in Europa ha proseguito il suo cinema sospeso tra realismo, sperimentazione e poesia.

Ehsan Khoshbakht

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