Citizen Orson Welles

Caso forse unico della storia del cinema: un genio poliedrico capace di rivoluzionare il linguaggio delle immagini che però avrebbe potuto fare tutt’altro nella vita, teatrante, politico, inventore, scrittore, truffatore, filosofo, leader rivoluzionario, tante sono le caratteristiche che gli corrispondono. Ne celebriamo i 110 anni dalla nascita e i 40 dalla morte. Già esordire con Quarto potere, il più grande film di tutti i tempi, non è cosa da poco. Poi Welles ha plasmato il cinema moderno per come lo conosciamo. Prima ancora delle nuove onde, aveva compreso che le regole della macchina da presa e della narrazione erano pure convenzioni. Una grammatica costruita a tavolino, cui opporne un’altra fatta di fantasia ed estro. Dopo von Stroheim e prima di Kubrick, Welles ha concepito il cinema come arte totale, capace di riflettere la complessità della vita e la profondità insondabile dell’uomo. Il mito si è poi autoalimentato grazie alla sua presenza mercuriale davanti e dietro alla macchina da presa, all’eccesso dei progetti ideati e abbandonati, ai successi e ai tonfi, alla fama di geniale bugiardo e al carisma al tempo stesso luciferino e sarcastico. E del resto siamo sempre qui a rivederlo e ripensarlo.

Roy Menarini