Primo Giroldini – La Bottega del Cinema
Quest’anno torna per il tredicesimo anno, cosa rende per lei questa fiera un appuntamento irrinunciabile?
Ogni anno torno perché è un’occasione importante per proporre materiali della mia collezione privata, che ho accumulato in oltre quarant’anni. Ma è anche un momento per incontrare operatori, persone legate al mondo del cinema: produttori, registi, documentaristi, cineteche, collezionisti.
Cosa porterà quest’anno? Ci sono volumi o curiosità che vorrebbe segnalare?
Porto come sempre materiali molto diversi: poster, locandine, brochure, fotografie, cartoline promozionali. Gli oggetti vanno dagli anni ’20 fino agli anni ’80 e ’90. Un tempo i poster erano bozzetti veri e propri, disegnati a mano, oggi invece prevale l’elemento fotografico.
Quando si guarda un oggetto antico, qual è la qualità che lo rende davvero unico?
Conta molto il periodo storico, il regista, l’autore, il paese di provenienza. L’oggetto è importante in quanto memorabilia cinematografica. Non è tanto una questione di approfondimento critico, questo è un settore che ruota intorno alla memoria, alla passione, agli oggetti.
Secondo lei, cosa attrae così tanto le persone verso gli oggetti d’antiquariato o i materiali d’archivio? Cosa li rende così affascinanti?
Ci sono forti componenti soggettive. Io, da bambino, avevo la mania delle locandine: le chiedevo, a volte le prendevo senza autorizzazione. Avevo interi album dedicati ad attori. È qualcosa di totalizzante. Ognuno ha il suo percorso personale, una propria storia.
Quindici anni fa ho cominciato a disfarmi di parte della collezione, una specie di “liberazione dalla malattia”. Negli ultimi anni ho anche organizzato una mostra su tutto l’universo pasoliniano e l’ultima collezione su cui sto lavorando è proprio quella dedicata a Pasolini.