Il cinema dei fratelli Dardenne

“Come tutti i grandi cinema che pensano ‘povero, semplice, nudo’, il loro è un cinema che lavora per sottrazione, per avvicinamento, per esposizione.” Alessia Cervini e Luca Venzi, “Introduzione”, in Jean-Pierre e Luc Dardenne, a cura di Alessia Cervini e Luca Venzi, Milano, 2013.

Quando Cervini e Venzi parlano di un cinema “povero, semplice, nudo”, dicono una cosa molto concreta: in un mondo di sfarzi, i Dardenne tolgono, non aggiungono. Eliminano l’ornamento per avvicinarsi alle persone. È un cinema che si fida dei gesti minimi, dei dettagli, dei tempi morti. Venzi cita una parola che descrive perfettamente il loro cinema: “resistenza”. Non una resistenza urlata, né ideologica. È qualcosa di più discreto: un modo di continuare a credere nelle vite minime, nei conflitti quotidiani, nella responsabilità verso l’altro. Le loro storie non si risolvono, ma tengono aperta una domanda morale.

La rassegna Omaggio a Jean-Pierre e Luc Dardenne organizzata dalla Cineteca di Bologna, punta proprio a far percepire questa nudità come un modo diverso di guardare il mondo, più esigente ma anche più sincero. I libri selezionati per l’occasione, presenti nella Biblioteca Renzo Renzi, spogliano ulteriormente il loro cinema, sviscerandolo e andando in profondità.

In italiano, Jean-Pierre e Luc Dardenne (a cura di Alessia Cervini e Luca Venzi) e Il cinema di Jean-Pierre e Luc Dardenne (a cura di Luca Mosso), che delineano attentamente e snocciolano il loro pensiero filmico.

In francese, Au dos de nos images II di Luc Dardenne e Seraing – Cinéma / Paysages di Thierry Roche e Guy Jungblut, per entrare nel cuore del loro metodo e nei luoghi che lo hanno ispirato.

In inglese, The Cinema of the Dardenne Brothers. Responsible Realism di Philip Mosley, un saggio critico che unisce analisi e sguardo fotografico.

Un piccolo percorso di lettura per chi vuole capire come i Dardenne continuano a filmare ciò che resta all’umano con una vicinanza che non invade e non addolcisce.

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