Jim Jarmusch al Cinema Ritrovato

Sabato 28 giugno, il regista statunitense terrà una lezione al Cinema Modernissimo.
E in Piazza Maggiore, sempre sabato 28 giugno, cine-concerto per i 100 anni di Sciopero! capolavoro muto di Ėjzenštejn.

Jim Jarmusch arriva al festival Il Cinema Ritrovato: il regista statunitense terrà una Lezione di cinema domani, sabato 28 giugno, alle ore 19 al Modernissimo e sarà poi in Piazza Maggioremercoledì 2 luglio, alle ore 21.45, per presentare il suo film Solo gli amanti sopravvivono.

Jim Jarmusch, in duo con il compositore e liutista olandese Jozef Van Wissem – vincitore del Soundtrack Award al Festival di Cannes con la colonna sonora di proprio di Solo gli amanti sopravvivono – sarà anche in concerto sabato 5 luglio al Teatro Duse (biglietti al sito www.freakoutbologna.com/duse).

Ma tornando a sabato 28 giugno, ci aspetta una grande serata in Piazza Maggiore, alle ore 21.45, con il cine-concerto per festeggiare i 100 anni di Sciopero!, capolavoro muto realizzato nel 1925 da Sergej Ėjzenštejn, sonorizzato dal vivo da Laura Agnusdei (sax, elettronica), Jacopo Battaglia (batteria, elettronica), Luca Cavina (basso), Giuseppe Franchellucci (violoncello), Ramon Moro (tromba), Stefano Pilia (chitarra elettrica, elettronica) e Paolo Spaccamonti (chitarra elettrica).

Così hanno scritto gli studiosi Daria Khitrova e Yuri Tsivian: “Tutto ciò che sembra un difetto nel primo anarchico film di Ėjzenštejn è in realtà un elemento cardine. Discontinuità; incongruenze; angolazioni volutamente spiazzanti; l’inquadratura ribaltata di una pozzanghera – ogni bizzarria che osserviamo in Sciopero! non si trova lì per errore ma per scelta calcolata. Quello di Ėjzenštejn è un film senza regole, e il regista dovette battersi strenuamente per preservare questa anarchia. L’operatore inizialmente assegnato al progetto – un professionista navigato specializzato in film di finzione – fuggì a gambe levate non appena scoprì il piano di Ėjzenštejn: girare in una vera fabbrica anziché in un teatro di posa, ignorando deliberatamente gli angoli di ripresa e gli schemi di luce convenzionali. Gli subentrò Ėduard Tissė, direttore della fotografia specializzato in documentari, il quale, con grande gioia del regista, fece tutto nel modo sbagliato. Il Proletkul’t (abbreviazione di Cultura Proletaria, organismo fondato per coinvolgere i lavoratori nella produzione artistica), che coprodusse Sciopero!, rimase sgomento davanti all’apparente mancanza di una trama coerente: ci si aspettava che Ėjzenštejn seguisse uno schema narrativo convenzionale (la saga di una famiglia operaia che si fortifica affrontando le avversità della lotta di classe, o qualco­sa di altrettanto edificante e noioso). Come spiegò lo stesso Ėjzenštejn nel 1925: «Il vero conflitto riguardava il metodo: i capi del Proletkul’t non erano interessati agli esperimenti e osteggiavano ogni elemento di Sciopero! da loro giudicato eccentrico. Sciopero! è la mia vittoria sul piano della forma. Nell’arte rivoluzionaria le rivoluzioni formali contano più dei contenuti ri­voluzionari».

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