Il film che segna l’inizio della proficua collaborazione tra i fratelli Coen e Deakins. “Una storia che parla di artisti consacrati alla loro opera, supponenti e nevrotici, che vedono insinuarsi il diavolo nelle loro sinapsi cerebrali, nelle pareti di un cervello sempre più confuso e fragile. Il diavolo, qui come altrove, ha le fattezze del grande John Goodman, ma è evidentemente una metafora di quell’industria culturale e di quella società dello spettacolo che uccidono l’artista dall’interno. Come spesso accade, nell’universo grottesco dei due fratelli, tutti hanno le loro ragioni e il loro ridicolissimo torto. Questo film, trionfando a Cannes, porterà alla loro definitiva consacrazione” (Giacomo Manzoli).