Giovanni gira un film su una sezione PCI durante l’invasione sovietica dell’Ungheria del 1956. Intanto pensa al passato e al futuro. L’ultimo Moretti è tante cose insieme: un film politico, un film d’amore, un film sul cinema, su come siamo e come saremmo potuti essere. Pochi registi hanno saputo portare avanti con tanta coerenza un percorso di autoanalisi personale e analisi collettiva: Il sol dell’avvenire ne è il punto di arrivo, summa morettiana divertentissima e tenera, ma mai accomodante. Il leone di Monteverde graffia ancora. (gds)