Io Capitano

(Italia-Belgio/2023) di Matteo Garrone (117')
Io Capitano

(Italia-Belgio/2023) di Matteo Garrone (117')

Con: Seydou Sarr, Moustapha Fall e Issaka Sawagodo

Classificazioni:
Età 6+ Uso di armi Violenza
Scheda del film

Seydou e Moussa sono due adolescenti che si fanno esploratori e sacerdoti della loro stessa esistenza, in una smania di evasione che li porta a fronteggiare innanzitutto le proprie paure, animate da racconti a cui stentano a credere.




  • David di Donatello 2024 per il miglior film;

  • David di Donatello 2024 a Matteo Garrone per la miglior regia;

  • David di Donatello 2024 a Paolo Carnera per la miglior fotografia;

  • David di Donatello 2024 ad Archimede, Rai Cinema, Pathé e Tarantula per il miglior produttore;

  • David di Donatello 2024 a Marco Spoletini per il miglior montatore; a Laurent Creusot e Massimo Cipollina per i migliori effetti speciali visivi e a Maricetta Lombardo, Daniela Bassani, Mirko Perri e Gianni Pallotto per il miglior suono;

  • Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2023, Leone d’Argento a Matteo Garrone per la miglior regia;

  • Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2023, Premio Marcello Mastroianni a Seydou Sarr;

  • Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2023, Premio CICT Enrico Fulchignoni - Medaglia Fellini 2023; premio Civitas; premio Edipo Re; premio FEDIC; premio Pasinetti; premio Lanterna Magica CGS; premio SIGNIS e premio Soundtrack Stars.


Un film che ci fa sorridere, ci uccide e ridona la vita ripetutamente, nello snodo di alcuni passaggi di sceneggiatura che compongono la spina dorsale di una narrazione vincente, bilanciata e profondamente umana, sorretta da una colonna sonora che ci ricorda ripetutamente il miracolo di stare al mondo. Le note, nel film di Garrone, pizzicano dolcemente la chitarra, picchiettano con le mani sul djembe, fino a farci vibrare l’anima di gioia e si confondono irriducibilmente con i suoni della città e della quotidianità. L’interpretazione dei protagonisti Seydou Sarr e Moustapha Fall (che hanno vissuto sulla loro pelle, con le dovute variazioni filmiche, la storia narrata nel film) è impeccabilmente vivida e sincera. Lo spirito di Seydou Sarr, in particolar modo, fuoriesce dal grande schermo con un impeto tale che nell’ultima scena verrebbe solo voglia di strappare quel telo bianco con la malata presunzione di oltrepassarlo, cascare dentro il film, salire su quella barca e abbracciarlo, abbracciarlo forte, come se si potessero lenire realmente le ferite. Una lettera potente che sa raccontare con meravigliosa leggerezza la drammaticità, spingendoci gloriosamente dentro i panni dell’altro per farci capire quanto starebbero stretti anche a noi. Un film che non ci umilia né ci spinge a compassione bensì ci induce verso la comprensione viscerale di un tragitto che talvolta sappiamo ma che preferiamo ignorare. L’opera cinematografica ha tutte le carte in regola per cambiare il nostro punto di vista sul mondo, fungendo da punto panoramico per visionare nel dettaglio la nostra più autentica umanità, dandogli tridimensionalità e forza.”

Teresa Monaco, Cinematographe.it


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