Scarica la cartolina
*****
Questa volta volevo piacere ai veri ‘patiti’ del cinema e a loro soltanto, a costo di sconcertare gran parte di coloro ai quali era piaciuto I 400 colpi. Alla fine Le Pianiste forse sconcerta tutti, ma tanto peggio!
François Truffaut, Tutte le interviste a François Truffaut, a cura di Anne Gillain, Gremese, Roma 1990
Uscendo da una seconda visione di Tirez sur le pianiste, e ancora letteralmente incantato da tanta grazia, mi sembrò subito evidente che il film dimostrava in modo eclatante la preminenza del soggetto sull’intrigo. Non potevo senza dubbio riassumere la storia in una frase, ma era chiaro che François Truffaut aveva filmato la timidezza come non era ancora stato fatto. L’umiltà di Truffaut lo porta ad assumere lo stesso procedere dell’arte classica secondo Gide, piuttosto al di qua che al di là, cercando di farsi banale per esserlo meno, e trovando in una costrizione esterna la più grande libertà. Tirez sur le pianiste è il film più pieno di fascino che io abbia visto da anni. Ma questo vale a dire che è impossibile individuarne le ragioni? La libertà del racconto, naturalmente. Il che è un paradosso per una storia la cui trama è poliziesca. […] In Tirez sur le pianiste, senza sparire, mi sembra che la progressione del racconto passi in secondo piano a profitto dei personaggi e dei loro rapporti. La trasformazione in macchiette, in veri burattini, dei killer, di quelli che fanno del male ai deliziosi eroi, non è un indizio da poco. […]
La qualità dell’interpretazione, certo. Le deviazioni, gli slanci, le ricadute della timidezza, hanno ormai il volto di Aznavour. Credo che il segreto di Truffaut sia che non solamente ha amato i suoi personaggi, ma ha anche amato gli attori che li incarnano. […] Infine lo charme e la gentilezza. Credo che siano le qualità dell’autore. Il che è piuttosto strano se si pensa alla reputazione che Truffaut si è ritagliato nella corporazione del cinema, e al numero delle vetrine rotte. Strano ma non assurdo, perché non è sorprendente che un amore timido ed esigente per il cinema sia stato scambiato per cattiveria e aggressività. Il cinema, stranamente, ha una forte moralità: vi si vede in un modo accecante chi è l’autore, il che vale in tutti i sensi. Diciamo che l’anima si vede.
Pierre Kast, “Cahiers du Cinéma”, n. 115, gennaio 1961
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo)
Serata promossa da Pelliconi