Tratto dal romanzo di Pierre Lesou, un film che Melville accetta di girare per togliere dagli impicci il produttore Beauregard, che rischia il fallimento.
Con i suoi fuorilegge, informatori, le indagini della polizia, i traditori, le trappole, gli alibi, il film è un omaggio al cinema americano: “Senza i sessantatré registi americani che hanno ‘inventato’ il cinema sonoro d’anteguerra, non avrei mai fatto Lo spione”. Né avrebbe potuto farlo senza il poderoso cast francese che dà corpo alla sua personale visione del noir: tra Serge Reggiani, Michele Piccoli e Jean Desailly, Belmondo ha il ruolo del titolo (e il primo nome in cartellone), giovane gangster che potrebbe essere lo spione oppure no, ma che dall’ingovernabile ambiguità del mondo (e dell’underworld parigino) sarà comunque stritolato.