‘Life is But a Dream’ di Margherita Pescetti

Nel cuore della notte, seduti nel retro di un’auto che percorre una strada appena illuminata, ascoltiamo una voce che ci spiega la complicità, o anche il suggerimento delle autorità israeliane, prima dello stabilimento dell’avanguardia di quello che diventerà nel tempo l’ennesimo pezzo di territorio palestiniano occupato.
Life is But a Dream di Margherita Pescetti ci racconta la confessione di Gedalia, nato a Minsk (ex URSS, oggi Bielorussia), emigrato negli Stati Uniti all’età di 7 anni, cresciuto in una comunità ebraica dell’Ohio. A 23 anni, disgustato della società capitalista, scelse di stabilirsi in Israele. Insieme alla moglie condusse una vita nomade fino a quando non decisero di impossessarsi di una terra nelle colline semi deserte della valle del Giordano tra Gerico e Ramallah, e di far parte degli avamposti di futuri insediamenti israeliani.
Abituata ai documentari di contenuto “antro-politico”, Margherita Pescetti firma con Life is But a Dream il suo documentario più impegnativo perché qualunque siano le sue opinioni politiche, non le lascia mai trasparire. Al contrario, con il suo cameraman Pietro Mastrurzo, si sforzano di mettersi da parte lasciando fiorire davanti a nostri occhi questa numerosa famiglia, pur esprimendo alcune flagranti contraddizioni come l’immaginare che la casa fatta di cianfrusaglie che lui costruisce con le proprie mani e con ciò che trova in giro possa essere gratuita, sapendo che un’altra popolazione ne è privata.
In nome di Hashem (Dio) tutto è permesso: anche solo sognare una vita semplice in una terra soggetta a conflitti apparentemente senza fine.
Al di là delle considerazioni politiche, assistiamo anche alla quotidianità di questi esseri umani, che nel mezzo di un paesaggio di arida e affascinante bellezza, a volte al suono di proiettili sparati in lontananza, sono i protagonisti di un triste moderna conquista del West.
Gli spettatori hanno apprezzato il documentario di Margherita Pescetti che con Life is But a Dream ha vinto il premio del pubblico al Festival dei Popoli di Firenze nel 2018.
C’è da dire che queste immagini colonizzano la nostra materia grigia, inconsciamente ma anche molto consapevolmente, e qualunque siano le nostre opinioni, ci sorprendiamo a riflettere su quello che abbiamo visto; poiché è impossibile non pensare che la storia di Gedelia, così piena di contraddizioni, sia l’immagine stessa dell’umanità – e non potrà lasciare nessuno indifferente.
di Hélène Renaudin

Corso di alta formazione per la diffusione della cultura e del patrimonio cinematografico (Rif. PA. 2019-11896/RER/01 approvata con DGR n. 1277/2019 del 29/07/2019)

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