Tornano al Modernissimo le Suggestioni storiche ideate da Angelo Varni: un ciclo di lezioni attorno al tema Nascita di una nazione europea e film in abbinamento.
Giovedì 26 settembre, alle ore 18 (ingresso gratuito con prenotazione), Gian Mario Anselmi ci parlerà dell’Illuminismo.
Il giorno seguente, venerdì 27 settembre, alle ore 10.30, sempre al Modernissimo, la proiezione del film Il mondo nuovo, realizzato nel 1982 da Ettore Scola, che così ne ha parlato: “Un film in costume ma lo stesso contemporaneo, nel senso che certe esigenze nate duecento anni fa con la Rivoluzione francese sono valide ancora oggi proprio perché espressione di problemi che non sono ancora risolti. Ci sono degli intellettuali, ci sono dei reazionari, ci sono dei progressisti, ci sono degli stupidi, insomma c’è tutto proprio come oggi”.
“In questi tempi di drammatiche tensioni e di funesti conflitti – scrive Angelo Varni –, dove sembrano imporsi la voce lugubre delle armi e il risvegliarsi di antichi odi colpevolmente non sepolti dalla storia, decisivo appare il richiamo ad un’identità collettiva che fornisca ragioni forti al nostro essere parte riconoscibile e storicamente fondata di un’entità più vasta e da comporsi armoniosamente, quale l’Europa. Quell’entità politica economica e sociale cui, peraltro, si sono da sempre richiamati, nei momenti alti del plurisecolare percorso della nostra fisionomia identitaria, quanti intendevano portare ad una omogeneità il persistente frammentarsi delle nostre vicende politico-istituzionali. Il dato indiscutibile, che si vuole ribadire attraverso questo progetto dalle esplicite valenze formative a fronte dell’attuale diffusa perdita di consapevolezza storica, è che la coscienza dell’essere comunità partecipe di un’identica dimensione di aspirazioni, di bisogni, di sensibilità culturale appartiene da sempre a quanti si sono succeduti nei secoli ad abitare lungo quel singolare Stivale proteso dalla corona delle Alpi verso il Mediterraneo in un dialogo serrato con i territori affacciati su quel mare. Sbagliò, dunque, quel pur lungimirante padre della patria, Massimo D’Azeglio che, a Risorgimento concluso, ebbe a dire che “fatta l’Italia” occorreva “fare gli Italiani”. Questi, al contrario, c’erano già e quel che mancava erano proprio le strutture di un vero Stato unitario in grado di far vivere degnamente e di prosperare in libertà ed uguaglianza di diritti e di doveri i suoi cittadini. Appare, quindi, possibile costruire un plurisecolare nastro di testimonianze offerte da una lunga teoria di scrittori, saggisti romanzieri poeti, che hanno dedicato le loro opere a svolgere questo compito di parlarci di un’Italia del cuore e dell’anima, magari lontana dalla concretezza di uno Stato, ma pur abitante nelle coscienze”.