“Las Vegas è un po’ come una Sodoma e Gomorra circondata dal deserto. Ottenere il paradiso e perderlo a causa della cupidigia è la vecchia storia dell’Antico Testamento” (Martin Scorsese). Il racconto criminale scorsesiano si trasferisce tra i tavoli da gioco. Come Quei bravi ragazzi, è tratto da un romanzo di Nicholas Pileggi, con cui Scorsese torna a collaborare alla sceneggiatura. Ma è con la macchina da presa che dà vita alla sua “sontuosa, tragica, delirante visione del mondo: un mondo come guardato attraverso un caleidoscopio, che solo a tratti, all’improvviso e per un momento, si concretizza in una composizione dai lineamenti percettibili, per poi riesplodere in una gimkana di colori, musiche, grida, dadi, dita spezzate, omicidi, gioielli, insegne al neon” (Emanuela Martini).