C’era una volta il West

(Italia/1968) di Sergio Leone (167')
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C’era una volta il West

(Italia/1968) di Sergio Leone (167')

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Regia: Sergio Leone. Soggetto: Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Sergio Leone. Sceneggiatura: Sergio Donati, Sergio Leone. Fotografia: Tonino Delli Colli. Montaggio: Nino Baragli. Scenografia: Carlo Simi. Musica: Ennio Morricone. Interpreti: Claudia Cardinale (Jill McBain), Henry Fonda (Frank), Jason Robards (Manuel ‘Cheyenne’ Gutierrez), Charles Bronson (Armonica), Frank Wolff (Brett McBain), Gabriele Ferzetti (Morton), Paolo Stoppa (Sam), Keenan Wynn (sceriffo di Flagstone), Marco Zuanelli (Wobbles). Produzione: Bino Cicogna per Rafran, San Marco. Durata: 164’


 


Nella pura tradizione western, le donne non esistono, oppure hanno un posto del tutto secondario. Madri o spose, aspettano a casa. Ma quella volta, le cose erano diverse. Il mio personaggio, Jill, un’ex prostituta di New Orleans, è, con l’‘innominato con l’armonica’ (Charles Bronson), la vera eroina della storia. Il paesaggio mitico del Far West per la prima volta era filmato con l’accompagnamento di una musica quasi femminile, sentimentale e piena di speranza. [...] I suoi sogni sono scanditi dalla mu- sica. Quelle note mi sono state molto utili per costruire il mio personaggio. Di tutti i registi che ho conosciuto, Sergio Leone fu il solo a far comporre le colonne sonore dei suoi film prima delle riprese, come se non fossero un semplice accompagnamento, ma una parte essenziale della storia. Agiva come se si apprestasse a filmare un’opera. Quell’amante del cinema americano non aveva dimenticato la sua cultura italiana. Prima di ogni ripresa, Henry Fonda, Charles Bronson e io, dovevamo ascoltare quella linea armonica che sosteneva i nostri ruoli, e spiegava i nostri personaggi meglio di qualsiasi discorso. Per noi era un modo assolutamente inedito di lavorare, un modo di trovare il buon ritmo.


Tutti ricordano la musica di C’era una volta il West. E il nome di Ennio Morricone è famoso quanto quello di Sergio Leone, al quale viene sempre associato. [...]

Il film di Leone resta uno dei capisaldi della mia filmografia. E anche uno dei più inattesi.


Claudia Cardinale


Volevo fare un film che fosse una danza di morte o un balletto di morti. Volevo prendere in affitto tutti i massimi stereotipi del western americano! La miglior puttana di New Orleans, il bandito romantico, il killer metà uomo d’affari e metà assassino che vorrebbe sfondare nel nuovo mondo del business, l’uomo d’affari che si reputa un pistolero, e il vendicatore solitario. Con cinque tra i massimi stereotipi del western americano intendevo rendere omaggio al western mostrando nel contempo le mutazioni della società americana dell’epoca. Di conseguenza la vicenda riguarda una nascita e una morte. Prima d’entrare in scena questi personaggi stereotipati erano coscienti che stavano per morire in tutti i sensi, fisicamente e moralmente, vittime della nuova era che stava incombendo. Volevo raccontare così la nascita d’una nazione, dell’America.


Claudia Cardinale rappresenta l’acqua, la promessa del West. La storia s’impernia su di lei, e lei è l’unica a sopravvivere. Charles Bronson rap- presenta l’ultima frontiera, la fine della frontiera. Henry Fonda è incerto se essere un cowboy, un killer o un businessman. Jason Robards rappresenta l’ultimo romantico, l’ultimo romantico possibile. Gabriele Ferzetti è la forza del capitalismo inarrestabile, malgrado i costi a livello personale.


Sergio Leone


 


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