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“È la storia di una donna ‘incastrata’ dal mutamento dei costumi, che hanno l’unico risultato di mutarla in oggetto, sfruttando le crepe aperte dalla maggiore libertà e laicità. Ma soprattutto il rapporto tra regista e personaggio femminile raggiunge una tensione e una prossimità nuova attraverso lo stile della messa in scena: la scomposizione narrativa, la supremazia della musica, l’emergere del momento della messinscena su quello del racconto. Nei decenni, è stata più volte notata la modernità narrativa e visiva del film”. (Emiliano Morreale)