Corpi, macchine, mondi. Il cinema di James Cameron

Pur ormai da anni immerso nella trincea visionaria del mondo-Avatar (che non ha solamente rimodellato il fantasy su grande schermo ma anche il concetto di blockbuster tecnologico), James Cameron ha rivoluzionato per quarant’anni il fantastico nel cinema contemporaneo. Fin da bambino abituato a disegnare scene tratte dai romanzi di fantascienza preferiti e a scrivere decine di storie immaginifiche, Cameron ha saputo trasportare il suo entusiasmo infantile – analogamente a Spielberg e Burton – dentro il grande spettacolo americano. Ha intuito trasformazioni epocali della robotica (la saga di Terminator), esplorato il fascino delle profondità marine con spirito alla Jules Verne (da The Abyss a Ghosts of the Abyss), omaggiato i grandi maestri del melodramma catastrofico come Cecil B. DeMille (Titanic) e decostruito i film alla James Bond (True Lies). Ogni volta lo spirito popolare, da B-movie (si pensi all’esordio di Piranha paura), si è sposato a budget colossali, peraltro ampiamente ripagati da un pubblico stregato ed entusiasta. Perché, in fondo, la vera ambizione di Cameron è la perenne rifondazione del cinema.

Roy Menarini