Cronenberg,
il cinema sotto la pelle

Mentre esce nelle sale The Shrouds, ripercorriamo la prima stagione del cinema di David Cronenberg, da Il demone sotto la pelle a La zona morta. Perché l’ultimo capitolo della sua filmografia, che nasce come personale riflessione sull’esperienza del lutto (sua moglie è scomparsa nel 2017), si riconnette e dialoga con molti dei temi e delle ossessioni che hanno abitato il suo cinema fin dalle origini: la corporeità, la sessualità, la mutazione, la tecnologia, e le possibili connessioni e intersezioni tra di esse e con la società. Dalle opere di Cronenberg si può sempre imparare qualcosa di utile sugli esseri umani, si può trarre un insegnamento dalle loro idiosincrasie e pulsioni. Il regista canadese lascia trasparire questa semplice verità: noi siamo in fondo degli esseri instabili. Forme sperimentali di cui, ogni volta, testa il grado di malleabilità, di adattabilità a un ambiente. I suoi film, tra le altre cose, ci dicono questo: quelle figure umane sproporzionate, quei mostri che vediamo lì di fronte a noi, sullo schermo, ci riguardano.