Il Fondo Paolo Micalizzi
La Storia
Il suo amore per la settima arte sboccia in tenera età, come lo stesso Micalizzi ha avuto modo di raccontare in interviste, rievocando la propria giovinezza. Il giornalaio di fiducia gli prestava riviste specializzate, che il “piccolo” cinefilo leggeva voracemente e restituiva la mattina dopo, prima di andare a scuola. A sedici anni, grazie alla tessera del Circolo del Cinema di Reggio Calabria ricevuta dal padre, vede sul grande schermo opere in grado di influenzarlo per sempre, capaci di trasformare il suo sguardo: La terra (Zemlja, 1930, Aleksandr Dovženko), La madre (Mat’, 1926, Vsevolod Pudovkin), Giorno di festa (Jour de fête, 1949, Jacques Tati), La kermesse eroica (La Kermesse héroïque, 1935, Jacques Feyder), pellicole giapponesi allora inedite.
Diplomato in chimica, si trasferisce a Ferrara alla fine degli anni Cinquanta per lavorare alla Montecatini. Proprio nel comune emiliano inizia la propria attività critica, proponendosi al direttore della Gazzetta Padana come penna da impiegare per la colonna cinematografica.
La sua prima recensione, apparsa l’11 marzo 1959, è dedicata al film tedesco La ragazza Rosemarie (Das Mädchen Rosemarie, 1958, Rolf Thiele). In un’intervista del Ferrara Film Festival 2019 – di cui è stato consulente e curatore delle retrospettive –, ha ricordato una fortunata e significativa coincidenza: anni dopo, nelle vesti di collaboratore del Resto del Carlino, ha colto l’occasione di dialogare con la stessa protagonista, Nadja Tiller.
Nel corso della sua lunga attività si è attivamente impegnato nel disegnare uno spazio teorico assolutamente centrale per Ferrara e la sua provincia all’interno del dibattito cinematografico. Come sottolineato anche da CineCriticaWeb, considerava il territorio d’adozione al pari di un elemento narrativo, culturale, identitario, meritevole perciò di attenzione sotto molteplici aspetti. Da questo approccio nacquero alcuni dei suoi lavori più importanti, tra le decine di volumi da lui firmati, tra cui ricordiamo almeno Al di là e al di qua delle nuvole: Ferrara nel cinema (2004), Là dove scende il fiume: il Po e il cinema (2010) e le monografie relative alla filmografia di Florestano Vancini.
Oltre al mestiere di redattore giornalistico, Paolo Micalizzi ha intrapreso una lunga e instancabile carriera da agitatore culturale, partecipando a cineforum, rassegne e cineclub; mobilitandosi per la formazione dei cineamatori grazie al suo incarico nella Federazione italiana dei cineclub (FEDIC). È stato anche fiduciario regionale SNCCI per l’Emilia-Romagna e direttore del Centro Studi e Ricerche Cinema Ferrarese, cui ha donato parte del suo archivio personale.
Nel 2022 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, come riconoscimento per il suo appassionato contributo alla promozione e diffusione della cultura cinematografica.
Se non si fosse spento a 85 anni, potremmo facilmente immaginare che Paolo Micalizzi avrebbe continuato ancora oggi a dimostrare quanto il cinema sia un’arte per cui vale la pena vivere.
Il Fondo
Per otto anni, dal 2017 al 2024, Paolo Micalizzi si è premurato di fare arrivare alla Biblioteca della Cineteca migliaia di libri e riviste della sua collezione.
I volumi sono attualmente in corso di catalogazione.
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