Ho iniziato a girare Caro diario senza rendermi conto che avevo appena iniziato a girare il mio nuovo film. Alla fine del 1991 avevo in mente un soggetto che assomigliava di più ai miei film precedenti, un film in cui c’era il personaggio di Michele. Ho cominciato a lavorare su questo progetto; però a un certo punto non mi convinceva più e ho abbandonato l’idea. Decido allora di girare una specie di diario, un film a basso costo, sei o sette episodi di dieci-quindici minuti. Ne parlo col mio socio Angelo Barbagallo, gli dico che dobbiamo fare in modo che il film costi poco, con una troupe ridotta […]. Durante quattro o cinque mesi, all’inizio del 1992, lavoro su questo progetto. In realtà gioco quasi sempre a tennis, non riesco ad andare avanti. In primavera riprendo invece il mio vecchio soggetto, la storia di uno psicoanalista che vive alle Eolie. Comincio a scrivere la sceneggiatura e faccio i primi sopralluoghi. In agosto, mentre sono in vacanza in Sardegna, mi viene voglia di tornare a Roma: mi piace Roma d’estate. Roma era deserta, come sempre d’agosto. Dico ad Angelo Barbagallo che voglio girare un cortometraggio – io che passeggio in Vespa per le vie di Roma –, un cortometraggio da proiettare soltanto nel cinema che abbiamo aperto a Roma l’anno prima, il Nuovo Sacher. In autunno dovevamo programmare In the Soup, di Alexander Rockwell, e io dico ad Angelo che potremmo presentare il mio cortometraggio prima del film. Giro durante due week-end, verso fine agosto, inizio settembre. Vado in proiezione e quando vedo il materiale girato, mi accorgo che quella libertà narrativa e quel tono sono più vicini a ciò che ho voglia di fare in quel momento, tanto più che non riesco ad andare avanti con l’altro film più tradizionale.
(Nanni Moretti)
Lucido osservatore del mondo che lo circonda, Moretti, nel primo episodio intitolato In Vespa, compie una passeggiata in scooter attraverso alcuni quartieri di Roma, un’occasione per mettere in risalto, al di fuori del centro storico, l’organizzazione di una città che ha prodotto dei settori fortemente individualizzati dal punto di vista sociologico. Approfittando della circostanza per stigmatizzare i comportamenti aberranti dei concittadini, Nanni sottolinea le responsabilità degli intellettuali nella confusione dei valori – scena al vetriolo sugli ex sessantottini diventati uomini integrati nel sistema, consapevoli della loro ipocrisia e della loro resa –; lui si definisce invece l’alleato delle minoranze, unico modo per non sprofondare nel conformismo. […] Le sue peregrinazioni attraverso le strade deserte di un agosto canicolare sono come strofe scandite da motivi musicali alla moda, scelti per la loro assonanza tematica, brani presi in prestito dal raï (Khaled), dalla musica leggera (Angélique Kidjo o Fiorella Mannoia che canta Inevitabilmente sui titoli di coda), dalla musica pop (Leonard Cohen), dal jazz (Keith Jarrett). […] Questo vagabondaggio per le strade di Roma, questo collage di situazioni in cui la logica narrativa viene messa da parte, questa passeggiata in Vespa apparentemente senza scopo, fatta seguendo il semplice concatenarsi delle vie e dei quartieri, scivolano dolcemente in una necessità segreta concludendosi a Ostia sulle orme di Pasolini, nel luogo in cui il poeta venne assassinato nel novembre del 1973: accompagnata da brani del Köln Concert di Jarrett, la scena assume una dimensione straziante nell’eco di una morte sacrificale.
(Jean A. Gili, Nanni Moretti, Gremese, 2001)
Mi rendo conto che, oltre alla storia delle passeggiate in Vespa per le strade di Roma, ho voglia di raccontare altre storie: la serie di medici che ho incontrato quando ero malato, poi una storia ambientata nelle isole Eolie, con alcuni dei personaggi della sceneggiatura che avevo appena abbandonato, e anche una storia comica intitolata Il critico e il regista. All’inizio, Caro diario era quindi composto da quattro capitoli. Decido allora di buttarmi in questo nuovo progetto. Ho cominciato a scrivere Isole e Medici, anche se per quest’ultimo episodio la sceneggiatura in un certo senso era già pronta: mi bastava riprendere in mano una vecchia cartellina in cui avevo conservato tutte le ricette, e un quaderno di appunti su cui annotavo, dopo ogni visita, le conversazioni con i vari medici.
(Nanni Moretti)
Il secondo capitolo è di ‘totale invenzione’. Alla fine del 1989, quando Moretti è in giro per l’Italia a filmare le assemblee nelle sezioni del PCI per il documentario La cosa, in volo verso Messina vede dall’alto tutte le isole Eolie. Pensa a Musil, alle Pagine postume pubblicate in vita, dove viene preso in giro l’atteggiamento delle sette culturali e s’immagina che ogni isola porti in sé l’esasperazione di un’idea, una forma di assolutismo, una fissazione. Questo spunto s’innerva su una serie cospicua di appunti e di ritagli di giornale precedentemente accumulati […].
(Federica Villa, Caro diario, Lindau, 2007)
Nel secondo capitolo il personaggio “Io” va a Lipari per trovare l’amico Gerardo (Renato Carpentieri, intonatissima spalla). Porta con sé ritagli e quaderni, ma il traffico è infernale. Ancora film alla televisione di un bar, Anna di Lattuada con la Mangano che balla il bajon prontamente scimmiottata da Nanni. Gerardo pur citando Enzensberger, che demonizza come lui il video, sul battello per Salina è folgorato da Beautiful. Trovano l’isola praticamente nelle mani dei figli unici, che terrorizzano le famigliole imponendo la loro dittatura. A Stromboli il sindaco (il compianto attore napoletano Antonio Neiwiller) li assilla con i suoi progetti di far illuminare l’isola da Storaro con sottofondi musicali di Morricone. Ma Gerardo ha ormai in testa solo le telenovelas e quando approdano ad Alicudi scappa perché non c’è la Tv. Morale: non si sfugge al consumismo neanche trasformandosi in eremiti, tanto vale affrontare il mondo così come è.
Nel terzo capitolo l’autore si ammala e il discorso si radicalizza. “Niente è inventato”. E autentica, visibilmente girata in 16 millimetri, è l’ultima seduta di chemioterapia: una specie di buffonesco “Ecce Homo”.
(Tullio Kezich, Ecce Nanni: ironico, amaro e un po’ snob, “Corriere della Sera”, 13 novembre 1993)
Girato all’inizio del 1993, Medici ripercorre senza retorica quel periodo, tra il 1990 e il 1991, in cui Moretti sta male a causa di un linfoma di Hodgkin. Durante la lavorazione di questo capitolo, Moretti dice di non aver provato dolore e angoscia nel rivivere la sua malattia: “Mentre giravo l’episodio dei medici ero concentrato sulle scelte di lavoro, su come impostare la scena, su come inquadrare e dirigere quell’attore, visto che i medici sono quasi tutti miei amici che fanno altri mestieri”. Questo sentimento distaccato nei confronti della sofferenza lo si percepisce in tutto il capitolo.
(Federica Villa, Caro diario, Lindau, 2007)
Ho deciso di raccontare la storia della mia malattia, del mio tumore, quando avevo individuato il tono che mi sembrava giusto per quel racconto. Cioè un tono semplice, una cronaca essenziale di un anno di diagnosi sbagliate. Senza inventarmi Informazione non presentea. Ecco, mi veniva in mente un mio vecchio allenatore di pallanuoto, che diceva sempre a un mio compagno di squadra che cercava di essere un po’ troppo estroso, fare rovesciate, tiri da lontano, tiri impossibili, eccetera… “Nun te inventa’ niente!”, non ti inventare niente, c’hai la tirite. Ecco, io ho cercato di non inventare niente, semplicemente ho scelto un tono, questo sì.
(Nanni Moretti)
Medici aderisce perfettamente alla tesi secondo cui il diario è la forma d’arte più personale. Il diario inoltre si dimostra strumento ideale per conciliare fra loro le due funzioni dell’arte: quella personale e quella pubblica. […] Malgrado il carattere apparentemente lieve e strettamente personale, e le ‘cadute’ nel taccuino (si pensi all’elencazione di tutti i cibi al quale Nanni è risultato allergico, o alla catalogazione delle ricette mediche), nel suo film Moretti cerca di far convivere il ruolo di diarista privato e quello di critico e di ‘anima della nazione’. Ad esempio, la seconda parte del film, Isole, si può leggere come una metafora dell’eterogeneità e frammentazione della società italiana. Come lo stesso Moretti ha affermato in un’intervista, il suo proposito era quello di dimostrare che le isole ‘non comunicano’, vivono un’esistenza separata, introversa, a sé.
(Ewa Mazierska, Laura Rascaroli, Il cinema di Nanni Moretti. Sogni & diari, Gremese, 2006)
Il quarto capitolo non realizzato
Il critico e il cineasta era una storia che si sviluppava nel corso di svariati anni e metteva di fronte un critico e un regista. Il racconto non aveva Informazione non presentea a che vedere con la sequenza di In Vespa dove appare un personaggio di critico cinematografico. L’interprete avrebbe dovuto essere Silvio Orlando. Dopo due settimane circa dall’inizio delle riprese, decido di non inserire Il critico e il cineasta: era infatti un capitolo un poco marginale, che non sarebbe entrato pienamente nel tono del film.
(Nanni Moretti)