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Un’avventura iniziata nel 2014 con sopralluoghi e valutazioni d’azione e proseguita con diverse fasi di intervento, tra ostacoli, scoperte e ritrovamenti.
In controtendenza con quanto accade in molte città, dove le tradizionali sale cinematografiche centrali chiudono o vengono riconvertite in spazi ad uso commerciale, ma in linea con una sensibilità più europea di recupero di sale storiche dismesse, nel 2014 è stato siglato un protocollo d’intesa che ha dato il via al progetto di rivalorizzazione dell’ex “Cinema Arcobaleno”, sottoscritto dal Comune di Bologna, dalla Fondazione Cineteca di Bologna e da Emmegi Cinema S.r.l., proprietaria dell’immobile.
Ispiratrice di questa scelta urbanistica è stata un’intuizione di Angelo Guglielmi – storico direttore di Rai3 e assessore alla Cultura di Bologna, nella giunta Cofferati, dal 2004 al 2009 – che stilò durante il mandato bolognese una norma per la tutela delle sale cinematografiche storiche.
Nel 2015 è stata fondata la Società Modernissimo S.r.l. (di proprietà della Fondazione Cineteca di Bologna e Confindustria Emilia Area Centro), società che ha realizzato il progetto del Cantiere Modernissimo e che oggi gestisce tutte le sale e arene programmate dalla Cineteca.
Il 2016 è l’anno di avvio di un lungo percorso di ideazione, progettazione e ricerca dei finanziamenti. Diversi i fattori che hanno alzato la sfida progettuale: la collocazione nel centro cittadino, il posizionamento dei locali interamente sotto il livello stradale, la ricerca di un nuovo ingresso alla sala tramite i sottopassi di via Rizzoli, i vincoli derivanti dall’intervento su un palazzo storico (caratteristica che ha richiesto una costante interlocuzione con la Soprintendenza); l’adeguamento dell’impiantistica (elettrica, termica e di prevenzione agli incendi); gli interventi di demolizione propedeutici e finalizzati a rivelare le geometrie architettoniche originarie della sala; la ricerca dei finanziamenti.
Questa lunga fase preparatoria è durata fino al marzo 2020 quando è stato dato inizio ai lavori, prima con le opere di consolidamento strutturale su pilastri e travi e, successivamente, con i lavori di rifunzionalizzazione eseguiti da Edil Domus s.r.l., impresa assegnataria della gara d’appalto pubblica. Molti eventi esterni imprevedibili dovevano segnare però lo sviluppo dei lavori: la pandemia, la guerra in Ucraina e i relativi innalzamenti sui costi dell’energia, la “bolla – caro materie prime” derivata dalle speculazioni del Superbonus 110%, fattori che hanno innescato ritardi e una tensione sui prezzi dell’appalto.
In forza di una convenzione con il Provveditorato delle Opere Pubbliche di Emilia-Romagna e Lombardia, che ha ricoperto la funzione di stazione appaltante e di direzione dei lavori dell’appalto pubblico, e grazie alle competenze degli specialisti coinvolti e dello staff della Cineteca si sono superate tutte le difficoltà del cantiere, per approdare alla fase finale di allestimento tecnico e di arredo della sala.
Nella gallery, una selezione di immagini dalle prime fasi di sopralluogo e intervento, la scoperta delle vecchie strutture, dei decori originari, delle tracce del passaggio di spettatori, visitatori, cittadini e occupanti del Modernissimo, fino alle visite guidate al cantiere e gli eventi speciali aperti alla cittadinanza.
Dopo una prima fase di sopralluoghi, progettazione, abbattimento delle strutture superflue e consolidamento di quelle portanti, si è passati alla fase di intervento “ricostruttivo”, che ha riportato alla luce lo splendore originario, nascosto da più di un secolo, della sala del Cinema Modernissimo. Anima del progetto – che ha dato smalto all’intenso lavoro di ingegneri, architetti e maestranze coinvolti nel cantiere – è stato il curatore artistico Giancarlo Basili, pluripremiato scenografo di teatro e cinema.
Lo sguardo di Basili trasforma il cantiere nel set cinematografico di un film in costume, a cui lo scenografo dedica la propria maestria estetica e filologica, per riportare alla vita l’atmosfera che si doveva respirare tra le pareti di un teatro degli inizi del ‘900. Basili si è avvalso del laboratorio romano Scenarredo, con cui lo scenografo aveva già affrontato l’opera titanica di messa in scena degli ambienti per la serie televisiva L’amica geniale, tratta dai romanzi di Elena Ferrante, che ha richiesto la ricostruzione di un intero quartiere di Napoli, dei suoi centocinquanta appartamenti e delle evoluzioni storiche attraverso i decenni (dagli anni ’50 agli ’80).
Basili ha iniziato uno studio filologico dei reperti stilistici presenti all’interno dei locali di Palazzo Ronzani e ha coinvolto il capopittore Mario Marsico nella realizzazione dei decori e degli “oggetti di scena”. Dagli interni del palazzo, rimessi a nudo dopo anni di progressive stratificazioni e ammodernamenti, sono riemersi gli ornamenti del soffitto della sala. Il foyer – liberato dal controsoffitto – rivelava i dipinti che lo adornavano in origine, mentre dal locale che ospita oggi il negozio di moda Desigual riemergevano fregi in stile liberty.
Fotografie d’archivio e i progetti d’epoca dello scenografo Pontoni conservati dalla famiglia Vasio e Andreazza hanno consentito poi di avere dettaglio delle linee e dei materiali che caratterizzavano gli originari decori della sala del Modernissimo.
Una quantità di informazioni, molto vasta ma frammentaria, che ha costituito per Basili, allo stesso tempo, fonte e sfida reinterpretiva. Sugli studi filologici e stilistici si è innestata la sensibilità inventiva dello scenografo che, nel ridisegnare i soffitti della sala, ha modificato coerentemente forme e colori, optando, tra le altre, per una strategia estetica di ingrandimento dei dettagli, con l’obiettivo di permettere allo spettatore di godere anche a distanza delle forme e dei particolari dei motivi ornamentali dell’alto soffitto. Particolare attenzione è stata rivolta da Basili a ricreare un’atmosfera d’epoca: lo spettatore si trova in una sala moderna, confortevole, dotata delle migliori tecnologie, ma respira l’atmosfera di inizio Novecento.
Scendendo all’altezza dello spettatore, eccoci nella rinnovata platea. Il compito di realizzare le sedute è stato affidato alla ditta bergamasca Cinearredo, che ha recepito il progetto di ri-design delle poltrone: Basili ha selezionato un modello convincente dal punto di vista storico e ridisegnato le linee del bracciolo e alcuni dettagli, tra cui la “M” in rilievo sul retro delle sedie che delimitano la platea. A ogni sedia è stato poi attribuito il nome di un importante personaggio di cinema, cucito direttamente sul tessuto dello schienale nello stile art déco del font LHF Gloria.