
Descrizione
Era il 1984, il Muro di Berlino e le Torri di New York erano ancora in piedi, e così la Prima Repubblica, Internet non esisteva e i ‘grandi giornali’ vantavano vendite da un milione di copie, gli ultimi dei boomers si affacciavano ai vent’anni ignari che sarebbero stati la prima generazione a venire insignita d’un nome proprio (dopo quella perduta di Gertrude Stein, ma in quel caso si trattava solo d’una dozzina di persone di genio), nell’aria circolava una spensieratezza un po’ artificiale e le ragazze spandevano odore di Paris, che la formidabile bielorussa Sophia Grojsman aveva creato l’anno prima per Yves Saint Laurent. La distopia orwelliana non s’era avverata, dicevano alcuni, o forse invece sì, dicevano altri. E il cinema, come andava? Al cinema intanto si andava, si andava sempre, si andava e basta, perché era una cosa normale e non un atto di resistenza. L’Oscar toccò ad Amadeus di Forman, a Cannes vinceva Paris Texas di Wenders, a Venezia L’anno del sole quieto di Zanussi, e a Bologna il Lumière cominciava la sua programmazione regolare, e dunque splendido quarantenne è anche il nostro Cineteca mensile, del quale negli anni avremmo provato a fare il più bel programma di sala d’una cineteca, o almeno uno dei più belli. Dei film in rassegna probabilmente nessuno possiede lo splendore che il tempo non intacca, ma forse quella era la stoffa di cui eran fatti i film di un’epoca più lontana, il ‘grande segreto’ di cui parlava Truffaut. Epperò Bianca fu la chiave di volta nella filmografia del regista italiano più influente dei successivi quarant’anni, e con Broadway Danny Rose Woody Allen componeva una comica elegia dei perdenti che trascendeva ogni tempo, mentre un altro cineasta italiano reinventava l’epos novecentesco dell’America. Questi film è molto opportuno rivederli o vederli in sala, per noi ultimi dei boomers che in sala già li vedemmo (ma mai in una sala bella come il Modernissimo) e soprattutto per chi è venuto dopo, che potrà immergersi nell’esperienza di quel 1984 lontanissimo, giusto dietro l’angolo.
Paola Cristalli