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Negli ultimi quindici anni di cinema, Hollywood come la conosciamo non esiste più. I film che vincono gli Oscar spesso non sono più i maggiori incassi. Supereroi e animazioni, insieme a pochi franchise, sbancano il botteghino. Le serie e le piattaforme dominano il consumo. Eppure il cinema americano non cessa di rinnovarsi. Non sono solo i vecchi autori che resistono, spesso con esiti sorprendenti (Scorsese), e quelli che raggiungono la piena maturità, come Tarantino (l’unico regista-star) o come Paul Thomas Anderson, il più grande della sua generazione. Ma anche giovani che riescono a parlare a un pubblico ampio, portando avanti nuove istanze politiche e nuove sensibilità, dal femminismo alla cultura afroamericana (da Greta Gerwig a Jordan Peele). E qualche titolo (La La Land, La forma dell’acqua, Mad Max: Fury Road) riesce perfino a portare uno sguardo d’autore dentro il grande spettacolo planetario, e a segnare ancora l’immaginario (Emiliano Morreale).
(USA/2014) di Paul Thomas Anderson (148′)
(The Shape of Water, USA/2017) di Guillermo del Toro (120′)
(Inside Llewyn Davis, USA-Francia/2013) di Joel e Ethan Coen (105′)
(Australia/2015) di George Miller (120′)
(GB-USA/2017) di Martin McDonagh (115′)
(The Shape of Water, USA/2017) di Guillermo del Toro (120′)
(USA/2016) di Jim Jarmusch (118′)
(GB-USA/2017) di Martin McDonagh (115′)
(USA/2016) di Damien Chazelle (128′)
(Get Out, USA/2017) di Jordan Peele (103′)
(GB-Germania/2014) di Wes Anderson (100′)
(Inside Llewyn Davis, USA-Francia/2013) di Joel e Ethan Coen (105′)
(Once Upon a Time in… Hollywood, USA/2019) di Quentin Tarantino (161′)
(USA/2016) di Damien Chazelle (128′)
(Australia/2015) di George Miller (120′)