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“Star di serie B” e “politologo fallito”: è così che Donald Trump ha definito George Clooney dopo che il divo, anima liberal e sostenitore democratico, ha segnalato le condizioni critiche della libertà di espressione negli USA. Quello tra governo e stampa è “uno scontro epocale” dice Clooney, impegnato a Broadway nella versione teatrale del suo Good Night, and Good Luck, il film sull’anchorman Edward Murrow che negli anni Cinquanta fu spina nel fianco del senatore Joseph McCarthy. Ci è sembrato che proprio il film di Clooney fosse il giusto punto di partenza per provare a raccontare le radici e gli effetti di quella vergogna nazionale che va sotto il nome di Comitato per le attività antiamericane: una vera e propria persecuzione, capace di fomentare il sospetto e incentivare la delazione, che colpì, oltre a politici e dipendenti statali, anche tanti protagonisti della Hollywood del dopoguerra. Sceneggiatori e registi, attori e attrici, finiti nel mirino della folle caccia alle streghe anticomunista. Un incubo oscuro che sembrava figlio di un passato distopico, e che invece appare oggi così spaventosamente reale.
(The Boy with Green Hair, USA/1948) di Joseph Losey (82′)
(Crossfire, USA/1947) di Edward Dmytryk (86′)
(High Noon, USA/1952) di Fred Zinnemann (85′)
(A King in New York, GB/1957) di Charlie Chaplin (100′)
(The Way We Were, USA/1973) di Sydney Pollack (118′)
(The Front/1976) di Martin Ritt (95′)
(USA/2005) di George Clooney (93′)