Torna Il Cinema Ritrovato: 454 film in 9 giorni, a Bologna dal 21 al 29 giugno
454 film in 9 giorni: sono i giorni in cui si apriranno le porte del Paradiso dei cinefili. La 39ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, promosso dalla Cineteca di Bologna, si svolgerà a Bologna, dal 21 al 29 giugno. 9 giorni di proiezioni da mattina sera, in 8 sale in città (Cinema Modernissimo, Sala Scorsese e Sala Mastroianni al Cinema Lumière, Auditorium – DAMSLab, Cinema Jolly, Cinema Arlecchino, Cinema Europa, Sala Cervi), e il gran finale, tutte le sere, in Piazza Maggiore e tre serate speciali, sempre all’aperto, in Piazzetta Pasolini. E alla Biblioteca Renzo Renzi si rinnova l’appuntamento con la Book Fair, la fiera dell’editoria dedicata alle pubblicazioni cinematografiche, che quest’anno raccoglie 70 editori.
Ma ci metteremo in cammino Verso Il Cinema Ritrovato già dal 16 giugno per vivere l’emozione dei grandi restauri in Piazza Maggiore e al Cinema Modernissimo fino al 6 luglio.
Un’edizione costellata di registi contemporanei in dialogo con i classici senza tempo
Una 39ª edizione costellata di ospiti e grandi restauri con registi internazionali contemporanei di primissimo piano e Premi Oscar che ci parleranno dei classici senza tempo in un viaggio senza fine attraverso la storia del cinema:
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Terry Gilliam, che presenterà in Piazza Maggiore il suo cult Brazil nel 40° anniversario della sua realizzazione e sarà protagonista di una conversazione al Cinema Modernissimo;
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Jim Jarmusch, anche lui al Modernissimo per incontrare il pubblico e poi in Piazza Maggiore per presentare Solo gli amanti sopravvivono;
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Coline Serreau, a cui Il Cinema Ritrovato dedica un’intera sezione: la regista francese presenterà in sala molti suoi film e, in Piazza Maggiore, Tre uomini e una culla, realizzato nel 1985 e oggetto, due anni più tardi, del celebre remake americano Tre scapoli e un bebè;
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un gigante del teatro come Bob Wilson presenterà al Modernissimo il documentario sul suo leggendario lavoro dei primi anni Ottanta The Civil Wars;
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Peter Suschitzky, direttore della fotografia che presenterà A History of Violence di David Cronenberg e il doc sui 50 anni di The Rocky Horror Picture Show (è stato DoP sia del film di Cronenberg sia del mitico musical);
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Brady Corbet (al Modernissimo con il 70mm di The Brutalist e in Piazza Maggiore con L’infanzia di un capo);
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Jonathan Glazer, Premio Oscar per La zona di interesse (conversazione al Modernissimo e in Piazza Maggiore proprio con La zona di interesse, in collaborazione con I Wonder Pictures);
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Joshua Oppenheimer (in Piazza Maggiore con The Look of Silence, in collaborazione con I Wonder Pictures);
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Asghar Farhadi, Premio Oscar per Una separazione e Il cliente (conversazione al Modernissimo e al MAST e in Piazza Maggiore con Una separazione, in collaborazione con International Filmmaking Academy di Bologna);
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il direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux presenterà il suo nuovo Lumière! L’avventura del cinema, nuovo lavoro dedicato ai padri del cinema, terrà una lezione di cinema e presenterà il restauro del film di Bertrand Tavernier da Georges Simenon L’orologiaio di Saint-Paul;
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e sempre da Simenon è tratto La verità su Bébé Donge di Henri Decoin, presentato da Nicolas Seydoux, presidente di Gaumont;
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e, a proposito del grande romanziere, il figlio John Simenon terrà una lezione al Modernissimo;
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Alice Rohrwacher ci offrirà la sua riflessione con una conversazione al Modernissimo;
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Altan presenterà Uirá, um Índio em Busca de Deus realizzato nel 1973 da Gustavo Dahl, film per il quale ha realizzato le scenografie;
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Francesca Comencini sarà una delle protagoniste del festival, curatrice della rassegna dedicata al padre Luigi Comencini (Francesca sarà in Piazza Maggiore con Le avventure di Pinocchio e presenterà in sala molti film di Luigi).
E se Luigi Comencini sarà l’autore italiano che andremo a indagare in questa 39ª edizione, Il Cinema Ritrovato ci porterà poi alla riscoperta un’icona da Oscar (e da record), capace di totalizzare 4 statuette (mai ritirate) e 12 candidature, come Katharine Hepburn, e poi maestri del cinema da tutto il mondo lo statunitense Lewis Milestone, il giapponese Mikio Naruse, l’austriaco Willi Forst.
E non dimentichiamo i grandi restauri e gli anniversari cult: 100 anni da festeggiare nel giorno esatto del compleanno per La febbre dell’oro di Charlie Chaplin, uscito il 26 giugno 1925 (in Piazza Maggiore giovedì 26 giugno con l’Orchestra del Teatro Comunale diretta da Timothy Brock); e 100 anni anche per due capolavori firmati entrambi nel 1925 da Sergej Ėjzenštejn: Sciopero! e La corazzata Potëmkin; 50 anni per Barry Lyndon di Stanley Kubrick e Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman con Jack Nicholson.
Mentre la serata di inaugurazione della 39ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, sabato 21 giugno in Piazza Maggiore, sarà con la spettacolare copia in pellicola 70mm di Incontri ravvicinati del terzo tipo, capolavoro fantascientifico diretto nel 1977 da Steven Spielberg.
Cinema al femminile
Un festival che vede le donne al centro di una riflessione importante: una grande diva come Katharine Hepburn, “femminista, acrobata e amante”, come la definisce la curatrice della rassegna Molly Haskell, decana della critica cinematografica statunitense (il suo libro From Reverence to Rape ha rivoluzionato la riflessione sul ruolo delle donne nel cinema); un’autrice come Coline Sarreau, da riscoprire fuori dai confini francesi, dove è una celebrità; un’artista di culto come Niki de Saint Phalle, della quale vedremo l’esordio cinematografico, Daddy, un “film che si basa su archetipi familiari che noi vogliamo denunciare!”; registe come la danese Bodil Ipsen e la norvegese Edith Carlmar (protagoniste della rassegna dedicata al noir nordico degli anni Quaranta e Cinquanta) o l’ungherese Márta Mészáros, di cui vedremo tre cortometraggi realizzati a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, da cui emerge la sua grazia nel narrare le esperienze umane più fragili in forme nuove e non convenzionali.
For Your Eyes Only
Tutti i film i film del Cinema Ritrovato sono perle rarissime, quando non del tutto sconosciute. E vi sono poi dei ritrovamenti (appunto!) solo per gli occhi degli spettatori che saranno a Bologna.
Film rimasti inediti o scomparsi per decenni, come una delle due sole interpretazioni in epoca muta di Ettore Petrolini (Petrolini disperato per eccesso di buon cuore del 1913, ora ritrovato dalla Fondation Jérome Seydoux-Pathé) o La goccia scarlatta diretto nel 1918 da John Ford, maestro del quale rimangono purtroppo ancora diversi titoli perduti: abbiamo oggi l’occasione di vedere questo film sparito per quasi 106 anni e ritrovato in Cile, in un magazzino destinato alla demolizione.
La Esmeralda, versione ambiziosa di Notre-Dame de Paris di Victor Hugo girata nel 1905 da Alice Guy nel nuovo studio Gaumont, è stato ritrovato nel 2024 presso un collezionista italiano in una copia nitrato 35mm colorata a mano, quasi completa: mancano solo i pochi secondi finali in cui Quasimodo spinge Frollo nel vuoto, si inginocchia e piange.
Uno dei casi più incredibili della storia del cinema italiano è un film che ha come protagonista Eduardo De Filippo, Ombre vive, di cui si presenterà il caso del ritrovamento e per la prima volta ne verranno mostrate alcune immagini.
C’è poi l’unica testimonianza a oggi disponibile della performance attoriale di Vera Vergani, grandissima interprete pirandelliana e dannunziana, diretta da Roberto Roberti (il padre di Sergio Leone) in questo La paura di amare del 1920: grazie all’archivio extra-filmico conservato presso la Cineteca di Bologna, è ora possibile ricostruire per la prima volta la biografia e la filmografia di questa grande diva dimenticata.
C’è poi il cinema di Evgenij Červjakov: dopo la riscoperta del suo My Son del 1928, avvenuta a Buenos Aires nel 2008, i film muti di Červjakov sono diventati le rarità più ricercate del cinema sovietico.
Drammatica è la vicenda del pioniere del cinema etnografico Friedrich Dalsheim, di cui vedremo Die Kopfjäger von Borneo (1936): il suo nome fu letteralmente cancellato da ogni copia del film quando i nazisti consolidarono il loro potere. Dalsheim si suicidò due settimane dopo la prima del film. Per decenni la sua opera è stata cancellata dalla memoria pubblica. Oggi, grazie all’impegno della Deutsche Kinemathek, il nome di Friedrich Dalsheim è stato reintegrato nei titoli del film e la sua pionieristica eredità è finalmente riconosciuta.
Un festival musicale
È paradossale parlare di “silent cinema” perché non c’è un cinema meno silenzioso di quello muto, trasportato dai rumori e dalle melodie suonate dal vivo in sala. Uno degli aspetti più preziosi del Cinema Ritrovato è quello di offrire agli spettatori 8 giorni di cineconcerti, dal mattino a notte inoltrata, al Lumière, al Modernissimo, in Piazzetta Pasolini, in Piazza Maggiore: più di sessanta séances di film “muti” accompagnati dal vivo da musicisti esperti in quest’arte preziosa che fa dialogare cinema e musica.
Tra i tanti momenti imperdibili, La rosa di Stambul, trasposizione cinematografica dell’omonima operetta, in cui recita il leggendario soprano Fritzi Massary; The Salvation Hunters, esordio di Josef von Sternberg, accompagnato dall’affascinante trio di musicisti sperimentali composto da Matti Bye (piano), Laura Naukkarinnen (rumorista) ed Eduardo Raon (arpa); L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov con il duo Maud Nelissen (piano) e Silvia Mandolini (violino); un programma di film di Méliès del 1905, commentati, come succedeva all’epoca, da un’imbonitrice, Julie Linquette; Les Misérables, la serie di Henri Fescourt, accompagnata al pianoforte da Neil Brand; la première della nuova partitura composta da Stephen Horne per The Garden of Eden di Lewis Milestone.
In Piazza Maggiore due capolavori del 1925: Sciopero! di Sergej Ėjzenštejn, accompagnato dal gruppo coordinato da Stefano Pilia e Laura Agnusdei, e La febbre dell’oro di Charlie Chaplin, che sarà presentato con l’accompagnamento dell’Orchestra del Teatro Comunale diretta da Timothy Brock.
Quest’anno avremo anche un’imbonitrice, Julie Linquette, che presenterà i magici film di Georges Méliès, riportandoci alle atmosfere delle proiezioni del primo cinema, quando ogni proiezione era magica.
Il Cinema Ritrovato è digitale: la nuova Web App e il profilo Letterboxd
Quest’anno Il Cinema Ritrovato si è dotato di due nuovi strumenti per rendere ancora più coinvolgente l’esperienza del festival: con la Web App del Cinema Ritrovato (scaricabile gratuitamente sul proprio smartphone: app.ilcinemaritrovato.it) sarà possibile selezionare dal vastissimo programma del festival i propri appuntamenti imperdibili e creare un personale “calendario di visione”. Inoltre, tramite la App, sarà possibile ricevere informazioni importanti riguardanti il programma del festival, come variazioni, fuoriprogramma e avvisi utili.
Con il nuovo profilo del Cinema Ritrovato su Letterboxd l’avventura del festival si fa ancora più partecipata. Il Cinema Ritrovato approda sulla piattaforma social dedicata alla cinefilia: gli accreditati del festival potranno scoprire highlight, approfondimenti, le “liste” con le selezioni tematiche dei film in programma, e partecipare attivamente ai contenuti del festival condividendo impressioni e recensioni dei titoli visti in sala con una community internazionale di appassionati.
Il Cinema Ritrovato segue un percorso green, iniziando dall’eliminazione delle bottiglie di plastica: Hera installerà in Piazzetta Pier Paolo Pasolini, e renderà disponibile per l’intera durata del festival, una casetta dell’acqua a uso gratuito per bere “l’acqua del sindaco” (naturale e gassata refrigerata) prima, durante e al termine delle proiezioni. Altro tassello fondamentale, nel segno della sostenibilità ambientale, è la scelta del partner per le courtesy car. Grazie alla partnership con MG Bologna by Stefauto 1952, gli ospiti del Festival viaggeranno su auto elettriche o ibride dello storico marchio MG Motor, con auto dal design all’avanguardia, elevata funzionalità e massima sicurezza, che coniugano stile e attenzione all’ambiente.
Si è lavorato poi sulla qualità e sulla quantità della carta su cui sono stampati i materiali informativi, sulla valorizzazione dei materiali di scarto, sulle convenzioni con i trasporti pubblici.
Il Cinema Ritrovato, promosso dalla Cineteca di Bologna nell’ambito di Bologna Estate 2025, il cartellone coordinato e promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con la Città metropolitana, ha i sostegni istituzionali del Ministero della Cultura, della Regione Emilia-Romagna, di Gruppo Hera, prezioso main sponsor ormai da molte edizioni, a cui si aggiungono i sostegni di Pathè, The Film Foundation e Gaumont, quelli degli sponsor Pelliconi, Aeroporto G. Marconi di Bologna, Mare Termale Bolognese, Trenitalia Tper, Tper, Fondazione Golinelli, Neirami, Abruzzese e Associati, Sub-ti.
Il Cinema Ritrovato è realizzato in collaborazione con Teatro Comunale di Bologna, Università di Bologna, Fondazione Bologna Welcome, Cotabo; il digital partner è Craq Design Studio; official car MG Bologna by Stefauto 1952.
Grazie alla media partnership con Radio3, la trasmissione “Hollywood Party” produrrà alcune puntate dal festival.
Il Gelatauro creerà per l’occasione il gusto speciale Il Gelato Ritrovato, ispirato quest’anno al Giappone e al cinema di Mikio Naruse.
Le proiezioni al Modernissimo Verso Il Cinema Ritrovato
Già da lunedì 16 giugno, al Modernissimo e in Piazza Maggiore, c’è un programma di classici e documentari sulla storia del cinema che ci accompagnano Verso Il Cinema Ritrovato: le proiezioni al Modernissimo in programma dal 16 al 20 giugno.
Ad aprire il calendario, La grande parata, muto realizzato nel 1925 da King Vidor, accompagnato al pianoforte da Daniele Furlati e alla batteria da Alice Zecchinelli. Tra le cose in programma, Il tempo che ci vuole, la vita di Luigi Comencini raccontata dalla figlia Francesca Comencini (che presenterà il film martedì 17 giugno), Chaos di Coline Serreau, presentato dalla stessa regista (venerdì 20 giugno).
Anche nel periodo dal 30 giugno al 6 luglio ci sarà un calendario ricchissimo di proiezioni al Cinema Modernissimo: tutti gli appuntamenti al Modernissimo dal 16 al 20 giugno e dal 30 giugno al 6 di luglio saranno gratuiti per tutti gli accreditati, mentre prevedono un biglietto unico di € 3,50 per chi non sia accreditato.
Le serate in Piazza Maggiore
Come dicevamo, ci metteremo in cammino Verso Il Cinema Ritrovato anche con una serie di serate in Piazza Maggiore già da lunedì 16 giugno, per arrivare fino al 6 luglio. Ecco il programma delle serate in Piazza Maggiore:
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lunedì 16 giugno: Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, presentato da Francesca Comencini (serata promossa da CAMST);
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martedì 17 giugno: A History of Violence di David Cronenberg (serata promossa da Abruzzese e Associati);
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mercoledì 18 giugno: Hanno rubato un tram girato e interpretato da Aldo Fabrizi a Bologna nel 1954 (serata promossa da Tper);
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giovedì 19 giugno: Woman of the Year di George Stevens con Katharine Hepburn (serata promossa da AVIS;
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venerdì 20 giugno: La veirtà su Bébé Donge, tratto da Georges Simenon, diretto nel 1951 da Henri Decoin e interpretato da Jean Gabin (presenta Nicolas Seydoux, serata promossa da Mare Termale Bolognese);
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sabato 21 giugno: Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, presentato da Grover Crisp (serata promossa da Fondazione Golinelli);
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domenica 22 giugno: Tre uomini e una culla (40° anniversario), presentato dalla regista Coline Serreau;
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lunedì 23 giugno: Qualcuno volò sul nido del cuculo (50° anniversario) di Miloš Forman con Jack Nicholson, presentato da Cassie Blake e Paul Zaentz (serata promossa da OPIFICIO NEIRAMI);
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martedì 24 giugno: Brazil (40° anniversario), presentato dal regista Terry Gilliam (serata promossa da MG Bologna by Stefauto 1952);
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mercoledì 25 giugno: Cinque pezzi facili di Bob Rafelson con Jack Nicholson, presentato da Grover Crisp (serata promossa da Abruzzese e Associati);
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giovedì 26 giugno: La febbre dell’oro (100° anniversario) di Charlie Chaplin con le musiche composte dallo stesso Chaplin per la versione sonora del 1942, riadattate e dirette da Timothy Brock per la versione del 1925, eseguite dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna (serata promossa da Pelliconi);
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venerdì 27 giugno: Sholay – Director’s Cut (50° anniversario) del regista indiano Ramesh Sippy, presentato da Shehzad Sippy, Ramesh Sippy e Shivendra Singh Dungarpur;
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sabato 28 giugno: Sciopero! di Sergej Ėjzenštejn (100° anniversario), sonorizzato dal vivo da Laura Agnusdei (sax, elettronica), Jacopo Battaglia (batteria, elettronica), Luca Cavina (basso), Giuseppe Franchellucci (violoncello), Ramon Moro (tromba), Stefano Pilia (chitarra elettrica, elettronica) e Paolo Spaccamonti (chitarra elettrica);
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domenica 29 giugno: La zona di interesse, presentato dal regista Jonathan Glazer (serata promossa da Gruppo Hera);
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lunedì 30 giugno: L’infanzia di un capo, presentato dal regista Brady Corbet;
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martedì 1° luglio: Una separazione, presentato dal regista Asghar Farhadi (serata promossa da Alce Nero);
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mercoledì 2 luglio: Solo gli amanti sopravvivono, presentato dal regista Jim Jarmusch (serata promossa da Benu Farmacia). Jim Jarmusch, in duo con il compositore e liutista olandese Jozef Van Wissem – vincitore del Soundtrack Award al Festival di Cannes con la colonna sonora di proprio di Solo gli amanti sopravvivono – sarà in concerto sabato 5 luglio al Teatro Duse (biglietti al sito www.freakoutbologna.com/duse);
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giovedì 3 luglio: Barry Lyndon di Stanley Kubrick (serata promossa da Galletti);
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venerdì 4 luglio: Il manoscritto trovato a Saragozza di Wojciech Has;
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sabato 5 luglio: The Look of Silence, presentato dal regista Joshua Oppenheimer;
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domenica 6 luglio: Viale del tramonto di Billy Wilder.
Una 39ª edizione che mantiene quello spirito di ricerca nella bellezza del cinema del passato, con quelle bussole che abbiamo chiamato Macchina del Tempo e Macchina dello Spazio, per aprire le porte del Paradiso dei Cinefili. Ecco le sezioni, suddivise in 3 grandi gruppi:
1) IL PARADISO DEI CINEFILI
Ritrovati e Restaurati
Anche quest’anno i Cinefili di tutto il mondo potranno divertirsi a scoprire il loro film preferito, navigando tra le certezze del canone cinematografico, l’ebbrezza della scoperta e i guilty pleasures del Pratello POP. Tra i classici molte opere giovanili di Maestri, come The Scarlet Drop, ritrovato in Cile e realizzato da John Ford nel 1918, gli esordi di von Sternberg, Ophüls, Truffaut, Roeg, Tavernier, Burnett, Mann. Ma anche classici della maturità di Lubitsch, Hitchcock, Wilder, Naruse, Kubrick, Cronenberg. Vicino ai grandi autori troverete molte sublimi prove d’attrici e attori, come l’esordio di Jean Seberg in Santa Giovanna di Preminger, l’ineguagliabile Danielle Darrieux di La verità su Bébé Donge, il magistrale Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo e Cinque pezzi facili, un’inedita Simone Signoret di Les Mauvais Coups… Ritrovati e restaurati è la sezione che più di ogni altra canta la gloria del lavoro degli archivi e del restauro, che consente di vedere film sconosciuti, come il sovietico Moi syn (My Son) di Evgenii Cherviakov, il delizioso thriller inglese Strongroom di Vernon Sewell o i film di Franciszka e Stefan Themerson, coppia di artisti di visionaria modernità, o i film messicani riportati alla luce dalla Filmoteca Unam. Il colore è una delle chimere che Il Cinema Ritrovato insegue da trentanove anni, e quest’anno non mancheranno le grandi emozioni: da esempi assoluti della sperimentazione in Technicolor come Duello al sole di King Vidor e Artisti e modelle di Frank Tashlin, ai colori di Sholay di Ramesh Sippy, uno dei più grandi successi del cinema indiano, a quell’impossibile viaggio nelle sbiadite tonalità della memoria che è La clessidra di Wojciech Has. I confini del canone scricchiolano, e i guilty pleasures del Pratello POP lo confermeranno, da Arrapaho a Non si sevizia un paperino, forse uno dei migliori film sul meridione italiano, da Café Flesh di Rinse Dream, geniale film di fantascienza post-atomico pornografico, ai cult della Hammer sontuosamente restaurati in digitale. La selezione di quest’edizione conferma che la storia del cinema è materia viva, ma anche che non è la stessa cosa vedere un film sul cellulare o in una sala, proiettato perfettamente sul grande schermo, visto assieme a un vero pubblico. Le proiezioni del festival sono tutte da 5 stelle lusso, ed è facile prevedere che saremo tutti in Piazza Maggiore a godere la proiezione 70mm, offerta da Sony Columbia, della versione restaurata di Incontri ravvicinati del terzo tipo.
A cura di Gian Luca Farinelli
Lewis Milestone: Uomini e guerre
Milestone – émigré ebreo-russo – ha fatto da ponte tra il cinema muto e gli spettacoli in 70mm degli anni Sessanta. Noto per possedere uno stile tra i più distintivi ed eclettici della sua generazione, con le sue opere popolari e originalissime spaziò dal capolavoro pacifista All Quiet on the Western Front al musical progressista Hallelujah, I’m a Bum. Per quanto densi, cupi e impegnativi, i suoi film erano spesso intrisi di arguzia, cameratismo e coraggio, anche quando si confrontavano con le atrocità collettive del Novecento. Nonostante la sua fama, Milestone sopravvisse con difficoltà alla lista nera di Hollywood, in seguito alla quale fu costretto ad accettare incarichi mediocri. Questa rassegna, che presenta nuovi restauri e copie d’archivio e attraversa la sua produzione dal muto al maccartismo, ha l’obiettivo di recuperare l’arte di un uomo che combatté molte delle battaglie affrontate dall’umanità nel Ventesimo secolo, dando prova di una saggezza e di una sensibilità poetica capaci ancora oggi di scuoterci.
A cura di Ehsan Khoshbakht
Katharine Hepburn: femminista, acrobata, amante
Nel corso della sua carriera Katharine Hepburn ha dovuto affrontare alti e bassi: poteva passare, in rapida successione, da un premio Oscar all’etichetta di ‘veleno per il botteghino’, conseguenza della sua personalità sempre sorprendente e, a volte, controversa. Indossava i pantaloni ed emanava un’aura femminista (era figlia di una suffragetta) in un’epoca in cui il mondo non era pronto ad accettarlo. Il suo accento del New England poteva risultare irritante, ma Hepburn era audace e controcorrente come poche hanno saputo essere: esilarante, agile, androgina e femminile allo stesso tempo. Ha attraversato gli schermi per sessantasette anni, registrando un record ancora imbattuto tra candidature (12) e vittorie (4) agli Oscar come migliore attrice. La sua carriera è stata più varia di quanto le si attribuisca, ma è soprattutto nelle commedie screwball (di cui c’è un tocco in tutte le sue migliori interpretazioni) che il talento di Hepburn risplende. Oggi siamo finalmente in grado di apprezzare appieno questa donna unica, così avanti rispetto al suo tempo.
A cura di Molly Haskell
Prima la vita! Il cinema di Luigi Comencini
Uno dei grandi del cinema italiano, apprezzato dal pubblico e dalla critica, ma senza che il suo nome finisse davvero nella lista dei massimi, con un’attenzione critica all’altezza. Eppure, pochi registi come Luigi Comencini possono contare un numero così alto di titoli di grande rilievo in generi così vari. Etichettato a un certo punto come “regista dei bambini”, in effetti a lui si devono film memorabili sull’infanzia e su padri e figli: La finestra sul Luna Park, Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano, Incompreso, Le avventure di Pinocchio, Voltati Eugenio. Ma Comencini è stato anche autore di alcuni tra i più bei mélo degli anni ’50 e di alcune tra le più belle commedie all’italiana. Privo del cinismo di molti registi italiani, il suo sguardo sulla società si fa sempre più amaro negli anni ’70, da Delitto d’amore a Lo scopone scientifico a L’ingorgo. E forse proprio questa sua amarezza lo spinge a diventare sempre più un osservatore attento e caldo dell’infanzia.
A cura di Francesca Comencini e Emiliano Morreale
Coline Serrau, come un pesce senza bicicletta
Prima di diventare attrice, regista, sceneggiatrice, drammaturga e saltimbanco, Coline Serreau studia organo, musicologia, danza e acrobazia, in particolare trapezio, alla scuola di circo di Annie Fratellini. Assidua frequentatrice della Cinémathèque française, ha probabilmente assistito alla prima retrospettiva dedicata a Lubitsch nel 1967. Dal 1969, senza esitare e senza mai lasciarsi incasellare, Coline Serreau incanta con la sua recitazione, i suoi scritti e le sue regie per il teatro, il cinema e l’opera. Impertinente e cinica come Diogene, fa della commedia la sua arma di protesta, perché nei tempi bui l’ironia di Capra e Lubitsch resta lo strumento più efficace per combattere i bassi istinti. Già nel 1978 Serreau affermava, con lungimiranza: “Mi piace che la gente rida e che si ponga delle domande. Nel cinema degli uomini ci sono molte correnti, un pensiero nuovo. Io rifiuto un certo tipo di ghetto e lo dimostrerò. La mia ambizione è pari a quella di qualsiasi uomo. È solo che noi donne osserviamo la realtà con uno sguardo da colonizzate, molto più sovversivo”.
A cura di Émilie Cauquy e Mariann Lewinsky
Piccolo grande passo: canzoni e società
Quest’anno la sezione si concentra su un genere strettamente associato al formato 16mm: il documentario musicale, compreso il popolare sottogenere del rockumentary. L’avvento delle tecniche del direct cinema e il momento di massimo splendore della cultura musicale negli anni Sessanta portarono alla realizzazione di film che raccontavano le performance e gli stili di vita frenetici ed edonistici delle star della musica e dei loro entourage. Trattandosi di un’epoca di profondi cambiamenti culturali, la maggior parte dei documentari su musicisti, concerti e festival superò ben presto i confini dell’arte: la politica e la critica sociale divennero elementi integranti del genere. La selezione si muove tra diversi generi musicali, sottolineandone la varietà geografica ed estetica per esplorare le lotte e i mutamenti in atto tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. Il programma include titoli come Festival (Murray Lerner, sul Newport Folk Festivals), Right On! (Herbert Danska, con i Last Poets), Wattstax (Mel Stuart, con Isaac Hayes, Albert King, Carla e Rufus Thomas) e The Decline of Western Civilization (Penelope Spheeris, con i Black Flag, i Circle Jerks, i Germs e gli X).
A cura di Karl Wratschko
2) LA MACCHINA DELLO TEMPO
Il secolo del cinema: 1905
Le produzioni cinematografiche del 1905 sono particolarmente significative perché prepararono il grande balzo che il cinema avrebbe compiuto negli anni successivi. Vennero costruiti studi e scoperti nuovi talenti, come Albert Capellani e Louis Feuillade. Si respirava un clima di tensione creativa e sperimentazione. Nello stesso anno, Alice Guy adattò per lo schermo Notre-Dame de Paris. Vi faremo rivivere il 1905 con una proiezione speciale delle opere di Méliès commentate dal vivo, una rassegna all’aperto di comiche Pathé proiettate manualmente con apparecchi dell’epoca e la riproposizione di programmi presentati a Helsinki e in Tunisia nel 1905.
A cura di Mariann Lewinsky e Karl Wratschko
100 anni fa: 1925
Ancora una volta Il Cinema Ritrovato propone una selezione di classici e rarità realizzati o usciti cento anni fa. Siamo nel 1925, anno del 30° anniversario della nascita del cinema e che vide emergere futuri autori di prima grandezza come Alfred Hitchcock, Jean Renoir e Josef von Sternberg, di cui presenteremo i film d’esordio. Accanto a capolavori indiscussi come Sciopero! di Sergei E·jsenštejn o Il padrone di casa di Carl Theodor Dreyer, la rassegna include opere relativamente meno conosciute, tutte con accompagnamento musicale dal vivo. La sezione continua a valorizzare in modo particolare il lavoro delle registe e punta i riflettori sul pioniere del cinema afroamericano, Oscar Micheaux. Come da tradizione del Cinema Ritrovato, i programmi sono composti da film di fiction, non fiction, cortometraggi e cinegiornali che ci raccontano la piccola e la grande storia del 1925.
A cura di Oliver Hanley
Documenti e documentari
I documentari sul cinema sono un genere prezioso e complesso, perché bisogna essere capaci di raccontare un film, un autore, un periodo, usando la lingua del cinema, sfida affatto scontata. La selezione di quest’anno propone una serie di documentari di straordinario valore, per la qualità e l’importanza dei documenti e delle testimonianze. Si va dai fluviali ed enciclopedici The Invisible Man, inedito ritratto di Kubrick dove a parlare sono le persone che più gli erano vicine, a Merchant/Ivory che esplora la storia di una coppia di artisti che assieme hanno dato vita ad un irripetibile corpus di film, che ha raccontato la cultura britannica e quella indiana; poi ci sono film più brevi ma non meno intensi, come i ritratti di Rohmer (svelato come nessuno era mai riuscito a fare prima), Katharine Hepburn, Gene Kelly, David Lynch, Serguei Paradjanov, Buster Keaton, il ritratto familiare realizzato da figli e nipoti di Charlie Chaplin e la straordinaria intervista / lezione di cinema a Scorsese che, per un’ora, ci racconta il lavoro che ha fatto sulle colonne sonore dei suoi film. Grazie al lavoro degli archivi possiamo presentare alcuni documentari che hanno fatto la storia del cinema, ma non più reperibili da alcuni anni, come Heart of Darkness: A Filmmaker’s Apocalypse, lo straordinario film sulla lavorazione di Apocalypse Now, Robert Wilson and the Civil Wars su uno dei più leggendari spettacoli teatrali del secolo scorso, Camera arabe, The young cinema arabe, ritratto di una generazione di cineasti leggendaria e che oggi è importante riascoltare, Sopralluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo, uno dei più bei documentari di Pasolini. Sul grande poeta e cineasta, ucciso cinquant’anni fa, proponiamo un documentario preziosissimo, basato su interviste ad amici di Pier Paolo registrate nell’estate del 1998 e rimaste inedite. Ma forse i punti più luminosi saranno i documentari di Marta Meszaros, François Reichenbach e Cartier Bresson, e la scoperta di quello che oggi sappiamo essere il primo film neorealista, Il pianto delle zitelle, 1939 di Pozzi Bellini. Sono cortometraggi potentissimi di Maestri che hanno saputo raccontare la realtà che li circondava, la grande e la piccola storia, con sguardi umani e irripetibili.
A cura di Gian Luca Farinelli
3) LA MACCHINA DELLO SPAZIO
Issak Babel’ – I racconti di Odessa
Nell’URSS dei primi anni Venti – attraversata da un incredibile senso di liberazione e con la prospettiva di un futuro tutto da creare e dove poter liberamente sperimentare – molti giovani autori realizzano dei capolavori travolgenti. Sono gli anni dell’amicizia che lega i temperamenti artistici affini di Isaak Babel’ e Sergej E · jzenštejn (che per anni lavorano assieme su alcuni progetti cinematografici, da Benya Krik a Beshin Lug, senza riuscire a realizzarne nessuno). Partendo da questo sodalizio, la sezione indaga attraverso grandi film e piccole scoperte un momento storico sanguinoso (dalla rivoluzione del 1905 al regime del terrore stalinista) che si intreccia con i destini di grandissimi artisti ucraini e russi come Vertov e Michoels, o ancora Grossman e Askoldov, eredi diretti di Babel’. Ma è soprattutto un omaggio a Odessa, celeberrima location cinematografica, e alla produzione Ucraina VUFKU nel breve spiraglio di libertà dal 1924 al 1929.
A cura di Mariann Lewinsky
Dolore e passione: il cinema di Mikio Naruse nel periodo prebellico
Mikio Naruse è noto al mondo come uno dei quattro maestri del cinema classico giapponese insieme a Ozu, Mizoguchi e Kurosawa. Eppure, con l’eccezione di uno o due titoli canonici, i suoi film prebellici sono stati ignorati. Questa rassegna si concentra su cinque anni cruciali della sua carriera (1935-39), quando lavorò presso la neonata casa di produzione cinematografica P.C.L., che poi si sarebbe trasformata nella Toho. Qui Naruse utilizzò le tecnologie cinematografiche più avanzate disponibili in Giappone e nuovi stili di illuminazione e di fotografia mutuati da Hollywood per realizzare brillanti esplorazioni della modernità giapponese. Si immerse nella vita metropolitana e sviluppò un interesse profondo e duraturo per la condizione e il ruolo delle donne nella società nipponica. Gli spettatori abituati al tono cupo e rassegnato e alla sobrietà stilistica del cinema postbellico di Naruse rimarranno sorpresi dalla passione, vitalità e sperimentazione dei suoi lavori precedenti. Ricco di preziose rarità, questo programma si propone di riposizionare Naruse come uno degli autori più importanti del suo paese, non solo dopo ma anche prima della guerra.
A cura di Alexander Jacoby e Johan Nordström
Maschere e musica: i film di Willi Forst
Un omaggio a un grande attore austriaco, poi passato alla regia, un tempo immensamente popolare e oggi caduto nell’oblio. Artigiano consumato, Willi Forst fu un regista versatile che eccelleva sia nel genere drammatico che in quello comico. I suoi film degli anni Trenta e Quaranta, che costituiscono il corpus più compiuto mai prodotto da un regista attivo in Germania durante l’era nazista, rivelano un amore profondo e quasi ossessivo per la musica. Lungi dall’essere semplice sottofondo, essa permea ogni aspetto dell’opera di Forst, plasmando la trama, influenzando la messa in scena e guidando il montaggio. In un film di Forst una sola melodia può condurre alla felicità, alla disperazione o addirittura a entrambe nello stesso tempo. Caso unico, Forst riuscì in larga misura a non farsi contaminare dall’ideologia nazionalsocialista, conservando nei suoi film lo spirito garbato e sofisticato della tarda Repubblica di Weimar e coltivando al contempo una visione del mondo più cupa e malinconica, unicamente sua.
A cura di Lukas Foerster
Cinemalibero
Ultima fermata della Macchina dello Spazio, Cinemalibero esplora le periferie del sistema produttivo e distributivo dominanti. La progressiva riconfigurazione del concetto di cinema mondiale in uno spazio sempre più transnazionale e sempre meno ancorato al modello centro vs. periferia, rende lo sguardo degli autori e delle autrici dei film in programma più rilevante che mai. Tra le autentiche scoperte di quest’anno: Gehenu Lamai della poetessa del cinema singalese Sumitra Peries; due opere della Nouvelle Vague iraniana, Postchi e Safar, dei maestri Dariush Mehrjui e Bahram Beyzaï; La paga (film d’esordio ritenuto perduto) di Ciro Durán, figura chiave del cinema colombiano a partire dagli anni Sessanta o il restauro della versione originale e inedita di Ghazl el-Banat, di Jocelyne Saab. Le conseguenze di un passato violento personale e collettivo sono al centro di L’Homme de Cendre del maestro tunisino Nouri Bouzid, e del dittico guineano Mortu Nega di Flora Gomes, e O Regreso de Amilcar Cabral, realizzato da Sana na N’Hada e firmato insieme al suo collettivo militante.
A cura di Cecilia Cenciarelli
Norden Noir
Dagli archivi di Danimarca, Norvegia e Svezia ci giungono i film che hanno dato inizio alla stagione dei noir nordici, precursori cinematografici delle popolari serie Tv scandinave di oggi. Opere raramente proiettate al di fuori della Scandinavia, che mostrano la capacità del genere di sciogliere la superficie apparentemente ghiacciata della vita con risultati straordinari, come nel danese Mordets melodi (Melody of Murder, 1944) di Bodil Ipsen e nel norvegese Døden er et kjærtegn (Death Is a Caress, 1949). A proposito di femme fatale, in quest’ultimo film la “femme” sta anche dietro la macchina da presa: a dirigerlo è infatti Edith Carlmar, il cui stile evoca il fatalismo del miglior cinema noir. Dopo la guerra i Paesi scandinavi si allinearono pienamente alla tradizione hollywoodiana, e le luci soffuse, le inquadrature disturbanti e sbilanciate e le storie di desiderio e lussuria dagli esiti nefasti aprirono la strada allo sviluppo del noir nordico. Questa rassegna celebra quell’eredità, presentando copie d’archivio in 35mm e restauri digitali.
A cura di Tora Berg, Mikael Braae, Sophie Engberg Sonne e Irene Torp Halvorsen
Il Cinema Ritrovato Kids & Young
Per otto giorni anche i piccoli spettatori potranno partecipare al festival grazie a proiezioni, spettacoli e laboratori dedicati. Fra le rassegne, un omaggio all’animatore Bruno Bozzetto e all’animazione polacca e ungherese, in collaborazione con i rispettivi archivi nazionali e con il festival di Annecy, oltre a selezioni di corti animati per i più piccoli a cura di festival specializzati come quello di Clermont-Ferrand. Un programma speciale sarà dedicato ai film del 1905, musicati dal vivo e accompagnati dall’ ‘imbonitrice’ Julie Linquette. La voce del Cinema Ritrovato Young – un gruppo di giovani cinefili dai 16 ai 20 anni che nel corso dell’anno programma tre rassegne con appuntamenti mensili al Cinema Modernissimo – si farà sentire attraverso le interviste agli ospiti e al pubblico del festival, le video-recensioni dei film e le consuete introduzioni a una selezioni di titoli da loro promossi.
A cura di Schermi e Lavagne – Dipartimento educativo della Cineteca di Bologna