L’editoriale di gennaio

Il programma di gennaio nelle sale della Cineteca

Cosa vedremo…

Sono due figure sbalorditive a illuminare il programma del Modernissimo di gennaio, Isabella Rossellini e Louis Garrel; due figli d’arte, entrambi baciati dalla bellezza, ma capaci, attraverso il lavoro, la ricerca e l’ironia, di superare il rischio di diventare icone trovando una propria lingua autoriale libera, chiara, personale.

Isabella Rossellini appena nata è già una star: in fasce è, con sua sorella gemella, sulle copertine di molte riviste e ci rimane tutta la vita. È figlia del regista che ha cambiato la storia del cinema e dell’attrice di maggiore successo dell’epoca, due divinità che con la loro love-story avevano scandalizzato due continenti. Approda in televisione lavorando con Gianni Minà in un programma rivoluzionario come L’altra domenica, con gente come Arbore, Benigni e De Crescenzo: “Mi hanno insegnato che tante idee nascono dalla convivialità, l’amicizia, lo stare assieme divertendosi”. Dopo molte resistenze, spinta dalla madre, accetta di recitare il Il prato dei Taviani. È un passo falso e per sei anni si terrà lontana dal cinema, anche se nel 1979 sposa Martin Scorsese. A ventisette anni inizia una carriera di modella: rapidamente è scelta e ritratta dai migliori fotografi di moda. La prima delle sue 39 copertine di “Vogue” è del 1982, la più recente dell’ottobre 2023. Richard Avedon la incoraggia a diventare attrice: “Sei già attrice, attrice del muto. Ora devi solo aggiungere la parola!”. Seguirà una lunga e fortunata carriera tra piccolo e grande schermo, sempre molto attenta al cinema indipendente e agli autori che le offrono ruoli unici, da David Lynch ad Alice Rohrwacher. Una carriera in cui prevale la curiosità, il desiderio di mettersi alla prova, di non ripetere il già fatto. A inizio Duemila, quando le occasioni di lavoro sembrano declinare, decide di iscriversi all’università per studiare etologia. Grazie a Guy Maddin scopre quanto possa essere divertente realizzare piccoli film indipendenti con una troupe di poche persone. Proprio con il regista canadese decide di fare il grande passo dirigendo un film su suo padre per festeggiarne il centenario. Da quel momento, sempre più spesso si esprimerà attraverso piccoli film dal vivace spirito surrealista con al centro la vita degli animali. Al Modernissimo presenteremo un’ampia selezione dei suoi stupefacenti corti lontani parenti di Méliès.

Louis Garrel, che ha appena compiuto quarant’anni e ha già alle spalle una carriera intensissima, è figlio del regista Philippe Garrel e di Brigitte Sy, anch’essa attrice e regista; suo nonno Maurice e il suo padrino Jean-Pierre appartengono al pantheon degli attori francesi. A sei anni suo padre lo fa esordire come attore e a diciannove, grazie a Bernardo Bertolucci e ai suoi Dreamers, assurge nell’olimpo delle star internazionali, status che manterrà negli anni, interpretando ruoli sempre diversi e mai scontati, da Patrice Chéreau a Robespierre, da Luigi XIII a Dreyfus, da Godard a Jacques de Bascher (amante di Yves Saint Laurent), diretto da cineasti del valore di Maïwenn, Arnaud Desplechin, Christophe Honoré, Bertrand Bonello, Michel Hazanavicius, Valeria Bruni Tedeschi, Xavier Dolan, Woody Allen, Greta Gerwig, Roman Polański, Pietro Marcello. Dal 2008 affianca alla sua attività d’inteprete quella di regista, realizzando tre corti e quattro lungometraggi che hanno ottenuto un crescente riconoscimento di critica e di pubblico. Oggi è uno dei pochi attori di fama internazionale del cinema europeo capace di lavorare con uguale serenità a Hollywood e nel cinema indipendente francese o italiano; mentre le sue regie ci sorprendono per la leggerezza e la capacità di parlare al pubblico delle sale.

Nel programma troverete anche l’omaggio a Michael Haneke e a Quentin Dupieux, due autori tanto lontani quanto unici: uno è il regista della radicalità, quello che forse meglio di ogni altro ha mostrato la violenza cieca e insensata degli esseri umani e della società; l’altro, musicista di successo con lo pseudonimo Mr. Oizo, autore al cinema di commedie nere, sgangherate, corrosive, che mettono al centro la grande protagonista del nostro presente, l’idiozia. Se Haneke ha già ottenuto grandi riconoscimenti, lo stesso non si può dire di Dupieux, come sovente accade a chi pratica la commedia, ma i suoi film sono già per molti oggetto di culto. Al suo ultimo lavoro, Yannick, che ha fatto impazzire i “Cahiers du cinéma”, dedichiamo diverse proiezioni della nostra nuova fascia delle ore 13, Un’ora sola.

Accanto a questi indipendenti, proseguiamo l’omaggio ad Ozu, il più classico dei cineasti giapponesi, così puro da farci sentire vicina una cultura lontana e complessa. Grazie all’uscita nelle sale della versione restaurata di Dreamers, replichiamo Ladro di cinema, l’omaggio cinefilo a Bernardo che Giuseppe Bertolucci, allora presidente della Cineteca, aveva curato nel 2003 in occasione dell’uscita in sala di quello che sarebbe stato l’ultimo grande successo del fratello.

Completano il cartellone di gennaio le prime visioni del Lumière, con il capolavoro Poor Things di Yorgos Lanthimos, una selezione dei migliori film di recente uscita, l’avvio delle celebrazioni per i sessant’anni di “Vogue”, le lezioni di Roy Menarini e Michele Smargiassi, l’omaggio ai film che compiono quarant’anni e uno sguardo ad alcuni classici del cinema italiano. C’è stato un tempo in cui film come Miseria e nobiltà o Il federale sembravano impossibili da programmare in una sala cinematografica, vampirizzati dalla televisione. Uno dei più evidenti miracoli dell’avvio del Modernissimo sembra essere il ritorno del pubblico per i film italiani del passato. E non possiamo che esserne felici.

Gian Luca Farinelli