Ultima notte dell’anno al Modernissimo con lo spettacolo di Giorgio Comaschi

Martedì 31 dicembre al Cinema Modernissimo, Le foto del babbo, uno spettacolo di Giorgio Comaschi e Giuseppe Savini dedicato a Nino Comaschi.

Uno spettacolo, un libro, una mostra: Le foto del babbo è il progetto che la Cineteca di Bologna, per festeggiare il nuovo anno, dedica al grande fotoreporter bolognese Nino Comaschi (1907-1980), curato dal figlio Giorgio Comaschi e dallo storico Giuseppe Savini.

Le foto del babbo sarà lo spettacolo del Cinema Modernissimo per l’ultima notte dell’annomartedì 31 dicembre, alle ore 22.15, Giorgio Comaschi, munito della sola macchina fotografica del padre (quella originale d’epoca!) e degli indispensabili sgabellini per dare una prospettiva migliore agli scatti allo stadio Dall’Ara, impersonerà proprio Nino Comaschi.

Il tutto seguito da un brindisi di mezzanotte con torte salate e panettoni (prevendite sul sito della Cineteca). A mezzanotte e mezzo, proiezione del cult di Mel Brooks Frankenstein Junior.

Ed è già disponibile, fresco di stampa per le Edizioni Cineteca di Bologna, il libro che contiene uno scritto di Giorgio Comaschi e le parole di Giuseppe Savini, che accompagnano il susseguirsi di centinaia di foto scattate da Nino Comaschi.

Una selezione di queste foto è inoltre esposta alla Galleria Modernissimo fino al 2 marzo.

Trent’anni al “Resto del Carlino”. Trent’anni da fotoreporter a guardare e a raccontare Bologna e quello che accadeva. Giornate a cercare la notizia, ad accompagnare i giornalisti, a seguire comizi, funerali, adunate, eventi sportivi, spettacoli, disgrazie; e poi le notti a fare la chiusura, ad aspettare le bozze appena uscite dalle rotative o a fare “il giro” tra questura e ospedali.

È questo il racconto in prima persona di Nino Comaschi, ricostruito da due innamorati di Bologna, suo figlio Giorgio, attore e performer, che questa storia la porta anche sul palcoscenico, e Giuseppe Savini, storico, studioso e appassionato di fotografia. Un racconto imbastito attraverso i ricordi e gli aneddoti che Nino ha lasciato, ma soprattutto grazie al suo sterminato archivio fotografico, ora conservato dalla Cineteca di Bologna.

Comaschi lavorò al “Carlino” dal 1935 fino agli anni Settanta, passando pian piano dalla macchina fotografica a quella da scrivere. Anni che portarono dalle adunate oceaniche a un progressivo sgretolamento del regime ormai avviato a passo di marcetta verso la catastrofe. Poi la guerra, la Liberazione e il boom. Una parabola e una comunità che Comaschi ha saputo cogliere anche dietro le quinte delle occasioni ufficiali, grazie al suo sguardo disincantato e “distratto” – come preferiva definirlo –, attento agli aspetti modesti e quotidiani, a volte bislacchi, del vivere.