Nell’estenuante traffico di Bucarest, la satira di Radu Jude viene scandita da nuove nevrosi in bianco e nero, alter ego di TikTok e colori d’archivio. Un ambizioso gioco di registri che culmina nell’apice espressivo del regista romeno, grottesco, esasperato, tragicamente realistico. Le violenze del capitalismo contemporaneo intercettano gli anni di Ceaușescu in uno stratificato ‘film di superfici’ fatto di digressioni, aforismi, antitesi, censure. Nulla è lasciato al caso: tutto opera al servizio di un unico, lucidissimo, grande delirio, molto più grande dello stesso film, che non assomiglia a nulla di già visto. (Alessandro Criscitiello)