“Uno di quei film che non assomigliano a null’altro. Jia guarda al suo cinema passato, all’archivio dei suoi film, ai ‘dati’ della sua carriera, e li ricombina. [...] Monta, cioè, scene di sue vecchie opere lontane l’una dall’altra, ripercorre passo dopo passo la propria filmografia, aggiunge digressioni scartate e shot riempitivi, e mentre risignifica la storia delle sue immagini costruisce quella d’amore e smarrimento (nuova, e che prima non c’era) tra due corpi d’attore, Zhao Tao e Li Zhubin, che sono stati personaggi diversi in ogni film e che qui sono una e uno, due, una coppia […]. Tutto scorre, tutto cambia. Ma cosa resta? È lo spettatore, come sempre e mai come in questo caso, a costruire la continuità, il nesso, il legame tra le cose”. (Giulio Sangiorgio)