Sinfonia postmoderna d’una grande città, ricamo di citazioni affidate a un bianco e nero di bellezza vertiginosa, mentre New York s’allunga nel panoramico: per paradosso, solo uno schermo grande rende giustizia a questa storia di fragili amori consumati tra ristoranti alla moda, diner confidenziali, appartamenti in penombra, sale di museo, ma pronta ad aprirsi sulle meraviglie dello skyline, di Central Park durante un temporale estivo, di una Quinta Avenue filmata a passo di corsa in un crescendo della Rapsodia in blu. Manhattan ha restituito come poche altre opere, e non parliamo solo di
cinema, la nevrotica dolcezza del vivere in un certo luogo del mondo occidentale, in una certa stagione (la fine dei Settanta) che ci appare ormai così lontana. (pcris)