Sinfonia postmoderna d’una grande città, ricamo di citazioni affidate a un bianco e nero di bellezza vertiginosa. Ike Davis, scrittore ebreo che ha già i suoi problemi con le donne, s’innamora di Mary Wilkie, giornalista wasp, snob, “nervosa, tesa, elusiva” (“continua, sa di meraviglioso”). L’amore è un lento crescendo musicale tra appartamenti in penombra, sale del Whitney, il Central Park dei temporali estivi, le sfere celesti del Planetarium, quella panchina con vista sul Brooklyn Bridge. Diane Keaton, agente di instabilità, stereotipo culturale, donna vera e sola, restituisce meglio di chiunque altro la nevrotica dolcezza del vivere in un certo luogo del mondo occidentale, in una certa stagione (la fine dei Settanta) che ci appare ormai così lontana. (pcris)
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