Mio cugino / The Adventurer

Mio cugino

(My Cousin, USA/1918) di Edward Josè (50')

Classificazioni:
Per tutti
The Adventurer

(USA/1916) di Charlie Chaplin (26')

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Per il restauro di My Cousin sono stati ispezionati, digitalizzati e comparati cinque elementi provenienti dal MoMA – The Museum of Modern Art, BFI National Archive, Gosfil’mofond e EYE Filmmuseum. Il restauro ha utilizzato un duplicato negativo proveniente dal MoMA, realizzato a partire da una copia nitrato dello Svenska Filminstitutet con didascalie non originali svedesi. Le didascalie sono state ricostruite a partire da un controtipo negativo di quarta generazione del 1959 proveniente dal MoMA. 

 

Nel 1918 Enrico Caruso, curioso sperimentatore dei media, firma un contratto per l’incredibile somma  di duecentomila dollari per due film prodotti da Jesse Lasky della Famous Players, My Cousin e The Splendid Romance, oggi perduto. In My Cousin interpreta il duplice ruolo del tenore Caroli e del cugino scultore-figurinaio di Little Italy, con una recitazione per nulla enfatica rispetto agli stilemi del muto. La première, annunciata a ottobre, viene posticipata a novembre, ufficialmente a causa dell’epidemia di Spagnola. Una serie di incongruenze accompagna la delicata fase di lancio di una star tanto costosa da parte della casa che aveva ‘inventato’ lo star system, e spiega perché questo film non compaia nelle storie del cinema. In una novellizzazione del 15 novembre su “Moving Picture Stories” i nomi dei personaggi non corrispondono a quelli nel film. Due foto di scena sono state ritoccate per restituire i baffi al cugino figurinaio con numeri di catalogazione successivi a quelli del film perduto Splendid Romance. C’è stato dunque un rifacimento nel film. In effetti le prime novellizzazioni presentano il cugino ‘povero’ come un emigrato stereotipato,  tutto spaghetti, gelosia e coltelli. Irritato da questa rappresentazione, Caruso è intervenuto trasformando le scenate di gelosia in burle e dilatando il ruolo del figurinaio per farne un tipo bonario dalla vena artistica, usando il proprio carisma contro il pregiudizio antitaliano. Una trama stereotipata che minava l’adesione empatica del pubblico e una promozione pasticciata che creava persino l’aspettativa di un’esibizione canora del tenore spiegano perché My Cousin si sia rivelato, per stessa ammissione di Lasky, un flop, e sia stato ritirato dalla distribuzione nonostante tutte le recensioni riconoscano al cantante grandi doti di attore. Profonde questioni culturali sono alla base di questo inatteso ‘fallimento’ del debutto di Caruso al cinema, ma la responsabilità di Lasky è evidente: non potendo sfruttare la sua magnifica voce, avrebbe dovuto puntare sul suo eccezionale talento attoriale con un buon soggetto. My Cousin racconta le aspirazioni degli emigrati italiani, ma era il tenore del Metropolitan che la classe media americana voleva vedere, e questo era il pubblico che la Famous Players aveva sperato di attirare ingaggiando Enrico Caruso. Seppur in ritardo, deve averlo capito anche Lasky: l’ultimo film da lui prodotto sarà Il grande Caruso (1951). 

Giuliana Muscio 


 

La partitura per My Cousin mi è stata commissionata dal Modena Belcanto Festival sulla copia restaurata già presentata al Cinema Ritrovato. Avevo già accompagnato il film, ma sempre improvvisando. Questa volta, lavorando prima in scrittura, ho colto dettagli che mi hanno suggerito la forma della musica. Accogliendo la fluidità e frammentarietà che attraversano i cinque atti del lungometraggio, ho smontato e rimontato i materiali musicali, quelli originali e quelli presi in prestito dalla storia. In apertura, utilizzo i motivi delle opere citate per rievocare i personaggi interpretati da Caruso, quello vero. Nelle scene tra Caruso nei panni dello scultore Tommaso e il suo assistente Ludovico, racconto una singolare amicizia. Le scene tra Rosa e Tommaso nel laboratorio dello scultore sono un meta-melodramma che ricorda La Bohème. Sulle inquadrature alternate che mostrano le diverse classi sociali fra il pubblico del Metropolitan, ho mescolato canzone popolare, lirica e cameristica. Infine l’unica voce diegetica che sentiamo, sincronizzata alle immagini, è quella di Caruso nei panni del tenore Cairoli che canta Vesti la giubba durante la rappresentazione di I pagliacci al Metropolitan. Tutte le altre volte in cui sullo schermo vediamo cantare, ho lavorato per assonanza con le immagini da un punto di vista percettivo e non filologico. Seguendo l’andamento del film, ho quindi costruito i brani musicali in un’alternanza giocosa tra realtà e finzione, che è poi tutta finzione, perché siamo al cinema. 

Daniele Furlati 


 

(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo)
Serata promossa da MG Bologna by Stefanelli 1952

Repliche passate