L’ultimo atto di Michele Apicella, dirigente Pci smemorato e pallanuotista che sbaglierà il rigore della vita, galleggia tra vasta riflessione sul presente e autoanalisi per via metaforica, con qualche hommage felliniano. Ma il colpo di puro genio è la citazione della sequenza finale del Dottor Zivago. “Il film non solo restituisce con forza il dramma del ‘popolo comunista’ alle prese con le disillusioni del 1989, ma ne amplia il valore rendendone universale il senso di pena e sconfitta umana al di là della parte politico- ideologica direttamente rappresentata” (Paolo D’Agostini). (pcris)