“Al centro c'è una tavola da pranzo, una famigliaccia piccolo-borghese: tutti pronti alle più ridanciane espansioni sentimentali, come alle lacrime, alle proteste più teatrali come alle aggressività convulse e insieme melense. Una famigliaccia, quanto mai solidale negli egoismi, nei gusti vittimistici, infelicissima e malata, bombardata dal crepitio dei rotocalchi e della televisione. [...] Il film è raccontato dal basso: è un ragazzino appena pubere che guarda gli adulti, ma nella cui falsamente ingenua oggettività c'è il nerbo della rivolta e anche quello della pietà” (Enzo Siciliano).