Vincitore dell’Oscar 2012 per il miglior film straniero e dell’Orso d’Oro alla Berlinale, è il film più maturo di colui che viene indicato come il più rilevante cineasta iraniano contemporaneo. Un film che colpisce, prima di tutto, per una nuova grana stilistica, per complessità narrativa, per limpidezza formale: e per il racconto vivido e senza sconti di un conflitto familiare che incrocia (senza mai farsene didascalia) lo spirito del tempo del suo paese. A Teheran, una moglie vuole andarsene all’estero per garantire alla figlia migliori possibilità, un marito vuole restare per non abbandonare il padre malato di Alzheimer. La separazione ci sarà, e poi le sue intricate conseguenze. Farhadi orchestra la storia tra la densità del visivo e del non detto, di interni domestici carichi di tensione, di porte aperte e chiuse.