Cinque giorni dopo aver terminato Nosferatu, Herzog si ributta a capofitto nelle riprese di Woyzeck, con la stessa troupe e con Kinski a incarnare la tragica figura del soldato protagonista. La trasposizione del dramma di Georg Büchner significa cimentarsi con “la più grande” opera teatrale in lingua tedesca, “ritornare al cuore pulsante” della cultura del suo paese. Intenso ed essenziale, il film è girato con lunghi piani sequenza: è la recitazione degli attori a costruire lo spazio: “Kinski riesce a far percepire che c’è un intero mondo dietro, intorno e davanti alla cinepresa” (Werner Herzog).