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A Natale si fa più fatica a seguire una rassegna, lo sappiamo. Per questo abbiamo scelto la via più sincera: liberi tutti. Un viaggio senza rotta che accosta Lubitsch a Malick, Buñuel a Miyazaki, Wenders agli stunt di Mad Max, lasciando che siano i film – enormi, sorprendenti, irriducibili – a guidare il passo. Non c’è un tema, non c’è una mappa: ci sono solo meravigliose occasioni per andare al cinema, per perdersi tra lettere anonime, boulevard ottocenteschi, angeli caduti e sterminatori, città incantate, follie visionarie e fantasie distopiche. Il resto lo farà la sala: un luogo speciale dove ritrovarsi, lasciarsi stupire, stringere fili invisibili tra opere lontanissime eppure vicine nello sguardo che ci invitano a condividere. Venite senza pensarci troppo: il bello è scegliere un titolo, scendere le scale, sedersi al buio e scoprire che ogni film, da noi, è un regalo.
(The Third Man, Gran Bretagna/1949) di Carol Reed (104′)
(Some Like It Hot, USA/1959) di Billy Wilder (121′)
(Australia/2015) di George Miller (120′)
(Italia/1989) di Nanni Moretti (89′)
(Badlands, USA/1973) di Terrence Malick (94′)
(USA/1995) di Jim Jarmusch (121′)
(USA/1942) di Michael Curtiz (102′)
(Fanny och Alexander, Svezia-Francia-Germania Ovest/1982) di Ingmar Bergman (198′)
(Le Procès, Francia-RFT-Italia-Jugoslavia/1962) di Orson Welles (118′)
(Der Himmel über Berlin, Germania Ovest-Francia/1987) di Wim Wenders (130′)
(The Shop Around the Corner, USA/1940) di Ernst Lubitsch (99′)
(USA/1973) di Martin Scorsese (112′)
(Kauas pilvet karkaavat, Finlandia/1996) di Aki Kaurismäki (96′)
(USA/1985) di Terry Gilliam (131′)
(Fa yeung nin wa, Hong Kong-Francia-Tailandia/2000) di Wong Kar-wai (97′)
(Francia/1943) di Marcel Carné (189′)
(RFT/1982) di Werner Herzog (158′)
(Danimarca-Svezia-Francia-Olanda-Norvegia-Islanda-Finlandia-Italia-Germania-USA/1996) di Lars von Trier (159′)
(Vertigo, USA/1958) di Alfred Hitchcock (128′)
(El ángel exterminador, Messico/1962) di Luis Buñuel (95′)
(Italia/1963) di Federico Fellini (138′)