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In pochi si sono chiesti perché, vedendo un film di David Lynch, ci si sente a casa. Anche di fronte ai mondi più oscuri, alle minacce più irrazionali, alla violenza più raccapricciante, l’universo ribattezzato come Lynchtown è diventato per noi famigliare. Amiamo abitarci, tornarci, metterci alla prova ogni volta. E non è un caso che la notizia improvvisa della morte del regista americano abbia suscitato una delle più sincere e unanimi ondate di affetto che si ricordino per un artista: evidentemente quel piacere di fronte ai suoi racconti distorti e geniali è sempre stato dettato dall’integrità artistica e dalla trasparenza creativa. Lynch, in pratica, ci ha sempre detto la verità, si è confessato con un candore unico, si è spogliato delle sue visioni e le ha condivise senza filtri, da uomo generosissimo quale era e testardamente dedito al suo cinema e alle sue immagini. Rivedere tutti insieme i suoi film significa ora riguardare in prospettiva tutta la nostra Lynchtown personale, perdendoci volontariamente in quel magnifico e impareggiabile labirinto visionario dove i confini tra un’opera e l’altra tendono a sfumare.
Roy Menarini
(Eraserhead , USA/1977) di David Lynch (89′)
(GB-USA/1980) di David Lynch (124′)
(Blue Velvet, USA/1986) di David Lynch (120′)
(Wild at Heart, USA/1990) di David Lynch (125′)
(Eraserhead , USA/1977) di David Lynch (89′)
(Twin Peaks: Fire Walk with Me, USA/1992) di David Lynch (135′)
(Lost Highway, USA/1996) di David Lynch (134′)
(USA-Francia-GB/1999) di David Lynch (112′)
(Wild at Heart, USA/1990) di David Lynch (125′)
(USA/2001) di David Lynch (145′)
(USA-Polonia-Francia/2006) di David Lynch (180′)
(USA-Francia-GB/1999) di David Lynch (112′)
(Lost Highway, USA/1996) di David Lynch (134′)
(USA-Germania/2009) di Werner Herzog (91′)
(GB-USA/1980) di David Lynch (124′)
(USA/2001) di David Lynch (145′)
(Blue Velvet, USA/1986) di David Lynch (120′)