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L’uscita nelle sale del suo ultimo Bird, poetico ritratto di un’adolescente in una periferia inglese degradata, è l’occasione per ripercorrere la filmografia della britannica Andrea Arnold, regista acclamata a livello internazionale, ma ancora poco nota in Italia. Dopo un Oscar per il miglior cortometraggio (Wasp) nel 2003, esordisce sotto l’egida di Lars von Trier con Red Road, primo di tre premi della giuria a Cannes e primo di una serie di potenti ritratti femminili.
Seguono Fish Tank, Cime tempestose (da Emily Brontë), American Honey e il documentario Cow. Che sia la provincia inglese o il Midwest americano, le sue protagoniste cercano se stesse e la propria libertà contro un mondo che tende a frenarle, ostacolarle, ingabbiarle. Nel 2024, sempre a Cannes, riceve la Carrosse d’or, premio conferito ad autori come Martin Scorsese, Werner Herzog, Aki Kaurismäki, Jane Campion. Le motivazioni sintetizzano la qualità unica e innovativa del suo cinema: “l’approccio singolare alla messa in scena, la volontà di esplorare la realtà e darle nuova forma”, “uno sguardo acuto e sensibile capace ogni volta di reinventarsi”.
(GB-Danimarca/2006) di Andrea Arnold (113′)
(GB/2009) di Andrea Arnold (123′)
(Wuthering Heights, GB/2011) di Andrea Arnold (123′)
(GB/2021) di Andrea Arnold (94′)