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Dal muto al digitale, il cammino verso la libertà, l’autoconsapevolezza e la conquista dei diritti civili è passato per le donne anche attraverso l’uso della macchina da presa. Il cinema dei primi decenni vanta le sue pioniere, ma troppo spesso il loro lavoro è andato perduto o è stato dimenticato. Alice Guy, Elvira Notari e Germaine Dulac rappresentano la ricchezza di uno sguardo che puntava a sperimentare il nuovo mezzo esplorando le strade più diverse, mettendo sempre più al centro le donne. Di generazione in generazione, è stata spesso la forma breve a incanalare un atto creativo di rottura e di ribellione. Così, una selezione di cortometraggi di Maya Deren, Agnès Varda, Chantal Akerman, Sara Fgaier e Céline Sciamma vuole restituire la forza di una sperimentazione che si fa sempre più consapevolmente femminista. Dietro e davanti la macchina da presa, tra autoritratto e narrazione di sé, queste registe si sono mosse, anche tra media diversi, alla ricerca di una genealogia artistica declinata al femminile.
Anna Masecchia
(Italia/1922) di Elvira Notari (62′)