evento speciale
Introduce Nicolas Seydoux (Gaumont)
Al suo terzo film ispirato da un romanzo di Georges Simenon, dopo Les Inconnus dans la maison (Gioventù traviata, 1942) e L'Homme de Londres (1943), l’eclettico Henri Decoin, con lo sceneggiatore Maurice Aubergé, rielaborò completamente il romanzo nella dinamica degli eventi, nella struttura temporale, nei dialoghi, nell'incipit come nel finale. Ma rimase fedele allo spirito: raccontare le motivazioni che inducono un individuo a commettere un delitto. Elisabeth Donge detta Bébé (una magistrale Danielle Darrieux) dissimula in una maschera di impenetrabile freddezza le sofferenze di una moglie tradita e brutalizzata dal marito François, tanto da decidere di vendicarsi. Nel film soltanto François (un sorprendente Jean Gabin, che rivela un’inattesa vulnerabilità) è consapevole di essere stato avvelenato dalla moglie, mentre nel romanzo tutti la ritengono colpevole fin dall’inizio. Diversamente da Simenon, Aubergé e Decoin non mostrano il flashback dell’avvelenamento e celano in ellissi l'unica azione eclatante della storia. Inoltre, condensando la temporalità in sette giorni, hanno accentuato la dialettica fra il passato dell’amore di Bébé per il marito e il presente, dominato dall’odio. Nel film si accentua anche il carattere autodistruttivo della donna e un'altra significativa innovazione risiede nell'introduzione del personaggio di Madame d'Ortement (Gabrielle Dorziat), che incarna cinismo e malignità allo stato puro. Originale è anche la contaminazione dei generi: nei primi flashback, ricorre spesso un tono da commedia, genere congeniale a Decoin che aveva già diretto Darrieux in sei film brillanti.
In Italia, dove gli venne attribuito il titolo moralistico e fuorviante de La follia di Roberta Donge, il film subì otto minuti di tagli. Tra l’altro venne eliminata la sequenza in cui i due fratelli François e Georges Donge (Daniel Lecourtois) incontrano Madame d'Ortement, che 'combina' i matrimoni altrui. Inoltre fu tagliato il dialogo durante la cerimonia nuziale: alla domanda se creda in Dio, François Donge risponde: “Beh, in principio sì. Ma non ne ho molto il tempo”. In varie sequenze, come era consuetudine nelle edizioni italiane, il doppiaggio tradisce i dialoghi originali, edulcorando il senso di alcune frasi.
Roberto Chiesi
Serata promossa da Mare Termale Bolognese
In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo
ingresso libero
Dalla vetrina Shopify della Cineteca
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