Manodopera (Interdit aux chiens et aux Italiens)

(Francia-Belgio-Italia-Portogallo-Svizzera/2022) di Alain Ughetto (70')
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Manodopera (Interdit aux chiens et aux Italiens)

(Francia-Belgio-Italia-Portogallo-Svizzera/2022) di Alain Ughetto (70')

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Nella mia famiglia, quando eravamo seduti a tavola, mio padre raccontava sempre che in Italia, in Piemonte, c’era un paese chiamato Ughettera, dove tutti gli abitanti si chiamavano Ughetto, come noi. Quando mio padre morì, decisi di andare a controllare. Esisteva per davvero: Ughettera, la terra degli Ughetto! La mia ricerca iniziò quel giorno di nove anni fa e, con essa, nacque anche la storia di questo film.
Durante il mio viaggio a Ughettera, ho raccolto alcuni oggetti legati alla vita quotidiana dei miei antenati: carbonella, broccoli, castagne... Tornato nel mio atelier, ho usato questo bottino per dare vita a un mondo in miniatura: i broccoli sono diventati alberi, la carbonella si è trasformata in montagne, le zollette di zucchero in mattoni... Con l’aiuto di Jean-Marc Ogier e la sua squadra, abbiamo ricostruito quel mondo scomparso. Noi tutti conserviamo dei ricordi di nostro padre, di nostra madre, un po’ dei nostri nonni, ma poi poco altro: tutto il resto appartiene alla Storia. La mia idea era quindi quella di tornare indietro nel tempo, intrecciando la mia memoria familiare e intima con l’evocazione storica.
Con questo progetto ho voluto mostrare e raccontare il lavoro di coloro che hanno costruito le infrastrutture della Francia di oggi: tunnel, strade, ponti, dighe. Persone che sono rimaste completamente invisibili, e non perché avessero scelto di nascondersi. La storia che emerge dal film, e che inizia con un ‘io’, scivola molto rapidamente verso il ‘noi’. Polacchi, spagnoli, portoghesi, indiani, vietnamiti o magrebini: poco importa da dove veniamo, il passato resta sempre con noi.
Alain Ughetto

È vero che è un film d’animazione (a passo uno, con i pupazzetti, come quelli di Wallace e Gromit) ma qui non c’è niente (o quasi) da ridere, piuttosto c’è la malinconia e la delicatezza con cui il regista ricostruisce la storia dei suoi nonni, emigrati all’inizio del secolo dal Piemonte alla Francia.
Ughetto come lui, la famiglia di Luigi e Cesira impara a cercare il lavoro dove lo si trova, per esempio al di là del confine italiano, all’inizio lasciando moglie e figli piccoli a casa, poi facendosi seguire da tutti. Intanto gli Ughetto fanno i conti con la guerra di Libia, poi la Grande guerra, la fame, gli incidenti sul lavoro, i fascisti…
Ogni tanto la mano del regista entra in campo, a sottolineare il senso del racconto che il film si è proposto di fare (ricostruire la storia dei nonni), ma soprattutto per aumentare quella dolcissima ma non meno veritiera ricostruzione di un mondo ormai scomparso eppure ancora così pieno di verità e di significato. Senza nostalgia (il titolo originale Interdit aux chiens et aux italiens non ha bisogno di traduzione) ma con tantissimo amore.
Paolo Mereghetti

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