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Ma la commedia è poi davvero un genere? O piuttosto una disposizione dello sguardo, un’irragionevole promessa di felicità, una certa messinscena del conflitto, un patto con il lieto fine che dovrà sempre negoziare con le sue ombre? La commedia è tragedy plus time, diceva Lenny Bruce, e poi Woody Allen. Per la lunga rassegna che attraversa la storia della commedia americana, dagli inizi all’altro ieri, questo è il filo che abbiamo scelto. Seguire la complessità della commedia, la sua tensione a contraddirsi, il suo scivolare dentro perimetri narrativi diversi, soprattutto il suo ontologico intreccio con il dramma, e tuttavia la sua capacità di farci uscire dalla sala con il conforto di un sorriso, sempre, anche quando il sorriso non è lontano dalla possibilità d’una lacrima.
Si continua a gennaio con la seconda parte della rassegna curata da Paola Cristalli.
(USA-GB/1982) di Blake Edwards (132′)
(USA/1990) di Garry Marshall (119′)
(When Harry Met Sally…, USA/1989) di Rob Reiner (91′)
(The Devil Wears Prada, USA/2006) di David Frankel (109′)
(Something Wild, USA/1986) di Jonathan Demme (114′)
(USA/1979) di Woody Allen (96′)
(USA/1979) di Woody Allen (96′)
(She’s Gotta Have It, USA/1986) di Spike Lee (84′)
(She’s Gotta Have It, USA/1986) di Spike Lee (84′)