Da Brancati. Antonio è Mastroianni, siciliano, bellissimo, impotente. Torna da Roma carico d’una fama di sciupafemmine per sposare Cardinale, fiore di serra, ignara delle cose della vita. L’incanto non può durare. Accusato di manierismo per aver solo sfiorato il nucleo politico e antitaliano del romanzo, oggi Il bell’Antonio appare meglio per quel che è: un magnifico film sui misteri del desiderio (è proprio di impotenza che stiamo parlando?), sulla nevrosi dello sguardo. Claudia qui è dovunque, quando è in scena e quando non c’è, ogni immagine carica dell’abbaglio insostenibile della sua presenza. (pcris)
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