Festival Goliarda Sapienza

Quando Goliarda Sapienza muore nel 1996, il suo romanzo L’arte della gioia è ancora inedito. Per vent’anni gli editori italiani lo hanno rifiutato: solo all’inizio degli anni Duemila, quando viene tradotto all’estero, è finalmente riconosciuto come capolavoro della letteratura novecentesca. Nata a Catania cent’anni fa, Sapienza è stata scrittrice, poetessa, intellettuale eccentrica, ma ha avuto un legame speciale con il cinema, cui si appassiona come spettatrice fin da bambina. Il ‘primo amore’ artistico è la recitazione. Entra all’Accademia di Silvio d’Amico e inizia a calcare le scene. Poi passa al cinema, lavora con Blasetti, Comencini, è la patriota della scena al Teatro La Fenice di Senso di Visconti.

Se la sua filmografia d’attrice conta un numero limitato di ruoli minori, la sua esperienza va ben oltre, grazie soprattutto alla collaborazione con Citto Maselli, suo compagno per diciotto anni. Si definisce “cinematografara”, espressione che “illumina, con poetica crudezza, il suo cammino nel cinema” (Lucia Cardone). Un cammino che si è oggi arricchito dell’adattamento dell’Arte della gioia di Valeria Golino. Non è il loro primo incontro: giovanissima attrice, Golino ebbe proprio Sapienza come coach di dizione.