Il Fondo Cecilia Mangini – Lino Del Fra
La Storia
Alla fine degli anni Cinquanta, in un mondo pressoché totalmente presidiato da uomini, il produttore Lucisano propone a Mangini di girare un documentario e lei sceglie di raccontare per immagini i Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini; nascono così Ignoti alla città (1958), Stendalì (1960) e La canta delle marane (1962). In pochi minuti questi documentari condensano la poetica che orienterà la produzione di Cecilia: dare voce a coloro che vivono ai margini, mostrare la desolazione della campagna devastata dal cemento delle periferie, registrare gli ultimi istanti di vita dei rituali della cultura contadina e pre-cristiana, spazzata via dall’avvento della civiltà industriale e dei consumi.
Durante gli anni Sessanta indaga l’umanità delle fabbriche. È la Rai che le commissiona un’inchiesta, Essere donne (1965), che disattende le aspettative auto-promozionali delle aziende che le hanno permesso di intervistare le operaie, tanto che il cortometraggio – pur ricevendo consensi a livello internazionale – viene escluso dalla programmazione in sala dalla Commissione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo.
Tutto il cinema di Mangini e Del Fra affronta consapevolmente le complesse trasformazioni politiche e socio-culturali del dopo guerra. Con All’armi siam fascisti! (1962), sono i primi, insieme a Lino Micciché, a realizzare una riflessione visiva sul regime, compiuta e nuova dal punto di vista stilistico, grazie al reperimento di materiale di repertorio e al commento del poeta e scrittore Franco Fortini.
Difficile e probabilmente sterile stabilire dove inizia il contributo di Cecilia Mangini e dove finisce quello di Lino Del Fra. Ogni progetto, nato dall’una o dall’altro, realizzato o meno, è frutto di un sodalizio fuori dal comune. Per la regia di Lino Del Fra vanno ricordati L’inceppata, La passione del grano, entrambi del 1960, Fata Morgana (1961), Leone d’oro a Venezia, La torta in cielo (1970), Antonio Gramsci – i giorni del carcere (1977), Pardo d’oro a Locarno e Comizi d’amore ’80 (1982) che a vent’anni di distanza ripropone le questioni sul sesso e la famiglia del film inchiesta di Pier Paolo Pasolini.
Materiali
Dalle carte emerge l’immagine di una classe dirigente che dopo la guerra cerca a tutti i costi di raggiungere il benessere e per farlo è disposta a tutto, dalla rimozione del suo recente passato fascista, alla censura di ogni forma di contestazione. Il fondo contiene circa un centinaio di soggetti e sceneggiature di corto e lungometraggi realizzati, ma altrettanti sono i documenti che testimoniano la preparazione di progetti che non hanno mai visto la luce, rimasti impantanati nelle maglie della censura preventiva, sepolti vivi nei locali dell’allora Ministero del Turismo e dello Spettacolo che aveva il compito di erogare i finanziamenti per opere considerate di interesse culturale.
Ripercorrendo le tappe della realizzazione e della distribuzione delle opere di Cecilia Mangini e Lino Del Fra attraverso il materiale preparatorio, le sceneggiature, gli scatti fotografici dei sopralluoghi per le riprese, la corrispondenza con i produttori e la rassegna stampa, è possibile tracciare una mappa dei principali crocevia che hanno contribuito a fare la storia del documentario in Italia.
Informazioni
Modalità di consultazione:
su appuntamento
(la consultazione degli archivi Mangini-Del Fra è sospesa fino al 31 ottobre 2024, per permettere le operazioni di digitalizzazione della documentazione ivi contenuta)
Contatti
Email (per i materiali cartacei):
michela.zegna@cineteca.bologna.it
Per finalità di studio e ricerca è possibile richiedere a pagamento la duplicazione digitale o in fotocopia di 20 pagine di documenti originali. Nel caso di richiesta di riproduzione di originali per altre finalità, la Cineteca fornirà un preventivo dei costi, nel rispetto della legge vigente sulla tutela del diritto d’autore.
Telefono
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