Descrizione
Il 22 febbraio Giuliano Montaldo avrebbe compiuto 94 anni. La Cineteca di Bologna gli rende omaggio, esponendo una selezione di documenti provenienti dal suo archivio che lo stesso regista, poco prima della sua scomparsa, ha voluto donare alla Fondazione Cineteca di Bologna.
Giuliano Montaldo (Genova, 22/02/1930 – Roma, 06/09/2023) è stata una personalità di primo piano del panorama cinematografico italiano e internazionale. Regista impegnato e al contempo eclettico, nel corso della sua lunga carriera si è cimentato con i generi più diversi.
Conosciuto per aver realizzato film impegnati che toccano tematiche quali la Resistenza in L’Agnese va a morire (1976) e il razzismo nel capolavoro Sacco e Vanzetti (1971), è anche autore di film come il “gangster movie” Gli intoccabili (1969) e di prodotti televisivi di qualità; Circuito chiuso (1978) è una piccola perla che spazia dal poliziesco al western, con una riflessione sul potere delle immagini e del cinema, mentre la popolare serie Marco Polo (1982-1983), apre la via alle coproduzioni Italia-Asia, ispirando il collega Bernardo Bertolucci per il film L’ultimo imperatore (1987).
La complessità della carriera di Montaldo si rispecchia nel suo archivio che offre allo studioso, quanto all’appassionato di cinema, un punto di vista privilegiato per comprendere il suo modo di lavorare; è composto da circa 3.000 fotografie, più di 3.000 carte, 200 premi, un migliaio di rare pubblicazioni e circa 600 audiovisivi.
È la prima volta che una piccola parte di questo prezioso e personale deposito della memoria del cinema italiano viene mostrata al pubblico.
Dalle locandine e fotobuste originali di alcuni dei suoi film più conosciuti, collocati nell’atrio della biblioteca, si passa all’esposizione di alcuni documenti originali di natura personale e professionale, esposti nelle teche al primo piano. Si possono leggere i telegrammi pieni d’amore che il regista inviava a sua moglie, la produttrice Vera Pescarolo che il regista considerava ‘il suo più grande collaboratore’ e osservare i documenti che raccontano la storia del film Sacco e Vanzetti (1971), un inno alla libertà e all’antirazzismo.
Un ringraziamento speciale va alla moglie Vera, alla figlia Elisabetta e al nipote Inti Carboni.