Descrizione
Un viaggio nell’immaginario di Pupi Avati, nell’universo trasognato della sua Bologna, dei personaggi che hanno saputo emergere dai suoi film per divenire esemplari umani di una narrativa personalissima.
Una mostra tra film, fotografie, sogni e realtà, come recita il sottotitolo di questo omaggio a un autore che si è mosso, racconta Andrea Maioli, “sulla linea di confine, spesso linea d’ombra, tra reale e irreale, tra biografia e fantabiografia, tra verità e bugia.
L’autobiografismo dichiarato nasconde trappole e trabocchetti. È tutto vero si affretta a dichiarare l’autore ma non credetegli. La sua memoria cinematografica e visionaria si compone di tasselli che vanno a comporre un puzzle più complesso di quanto possa sembrare a una frettolosa e disattenta visione. Smarrisce volontariamente i confini dell’autobiografia per attingere a quelli della fantasia, dando vita di volta in volta ad una creatura di Frankenstein che si compone di frammenti di pelle e di vissuto. Ecco perché in questa mostra, la prima così organica dedicata al cinema degli Avati, la scelta è stata quella di non procedere cronologicamente, dal primo all’ultimo film. Sarebbe stato certamente più semplice. Ma anche scontato e prevedibile. E quindi non in sintonia con un cinema che solo a una lettura frettolosa può apparire lineare”.
“In ogni casa c’è una stanza delle cose smarrite – dice Pupi Avati – dove è contenuto tutto ciò che non siamo più stati capaci di ritrovare. Questo luogo nascosto contiene anche molte fotografie, volti di persone che hanno condiviso un tratto del nostro percorso ma che oggi non sapremmo più riconoscere, delle quali abbiamo dimenticato il nome. La sola cosa che sappiamo è che dopo così tanto tempo, prigionieri di quel luogo segreto, loro si ostinano ancora a sorridere. Ci piace esprimere tutta la nostra gratitudine per aver portato a compimento l’idea lusinghiera e sfrontata di esporre una significativa porzione del nostro album fotografico di famiglia documentando il background della nostra vicenda umana e professionale”.
Realizzata dalla Fondazione Cineteca di Bologna e Groupama
Promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Bologna